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D’accordo: la Juve deve cambiare mentalità, mettendo da parte eccessive prudenze e timori, facendo un gioco propositivo, fluido, rapido, a testa alta. Il diktat è: non buttare mai via la palla, giocarla sempre. Anche quando si rischia di perderla in situazioni assai pericolose ovvero vicino alla propria porta. Ci aveva provato Sarri senza riuscirci. Ci prova, oggi, Pirlo, prendendosi i suoi consapevoli rischi: ci vorrebbero doti di palleggio, di velocità, di smarcamento rapido senza palla. Facile a dirsi, più difficile a farsi.

TROPPI RISCHI - Non buttare il pallone in tribuna va bene, ma talvolta lanciarlo in avanti per liberarsi d’una pressione eccessiva o non perderla in prossimità della porta sarebbe, poi, così disdicevole? È proprio necessario fare il tamburello nella propria area, sotto pressing col rischio di subire un gol gratuito? Non c’è partita della Juve (l’abbiamo visto anche nell’ ultima con l’Inter) in cui il portiere di turno non dia la palla al compagno vicino che viene immediatamente marcato o raddoppiato. Bentancur ha perso due palle velenose su altrettanti appoggi rischiosi, Buffon passa le palle in area a un compagno tra tre avversari.

PROPOSTA - Insomma, troppo spesso, si è sul punto di farsi del male con fraseggi stretti costantemente “sotto minaccia”. È una difficoltà ormai costante, ma pare che gli allenatori moderni esigano questo. Mica tutti, però. Un tempo, si diceva (ma si sente dire anche oggi): “far respirare la difesa”. Già: non sarebbe più utile, ogni tanto, che il portiere fosse autorizzato a fare un lancio lungo? O è meglio essere sempre sul punto di regalare qualche gol ed essere beffati in apnea?