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Molti tifosi della Juventus, e anche qualche osservatore, non hanno capito che i bianconeri sono all'anno zero. La fuga di Cristiano Ronaldo ha certificato la fine di un certo tipo di progetto, e la ripartenza di un discorso diverso. Per prima cosa, c'è da chiedersi se il turbine al quale abbiamo assistito dal 2018 in avanti fra società e panchina sia giunto al termine: da Marotta al suo vice, Paratici, e poi al vice di Paratici, Cherubini. E da Allegri a Sarri, da Sarri a Pirlo, e poi di nuovo ad Allegri. Ne restano solo due: Agnelli e Nedved. Intoccabili? Lo vedremo. Per ora, John Elkann ha posizionato Arrivabene alla revisione dei conti, e non solo. In ogni caso, fatta salva per ora la posizione di presidente e vicepresidente, è nella squadra, e sul mercato, che stiamo assistendo a una piccola rivoluzione.

Un cambiamento dettato da una situazione finanziaria molto complicata, che ha richiesto l'intervento della proprietà (e delle banche) con un'iniezione di 400 milioni di euro, e che ha fatto accogliere con un sospiro di sollievo persino la partenza di un campione come CR7, col suo ingaggio da 62 milioni lordi. Agnelli poche settimane fa è stato chiaro: la Juve potrà tornare a investire nel 2022, a pandemia (si spera) terminata e dopo aver messo in sicurezza i conti. Fino ad allora si dovrà vivere, anche sul mercato, con quello che passa il convento.

Vale a dire: investimenti sui giovani (Kean, Kaio Jorge, Ihattaren), dolorosa rinuncia a colpi che in altri tempi il club non avrebbe mancato (Donnarumma) e caccia all'usato sicuro a basso costo (Pjanic, Witsel). Tutto questo, però, con improvvisazione e apparentemente senza una programmazione molto mirata, e con la paura addosso che il vuoto lasciato da Ronaldo possa essere incolmabile, se non altro a livello di gol nel carniere. E da qui il disperato assalto a Icardi al quale stiamo assistendo in queste ore, una situazione da 'anno zero'.