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Per lui, per certi versi, si potrebbe proporre una riflessione molto simile a quella appena fatta su Weston McKennie, con la differenza che finora non è risultato così straripante. Anche Filip Kostic, da possibile partente per ragioni di bilancio, è tornato al suo posto alla Juve, lì dove lo scorso anno si era presto consacrato come un intoccabile per Massimiliano Allegri, un giocatore su cui fare affidamento sempre e comunque. Non che sia mai stato messo alla porta, intendiamoci: eppure anche il serbo, un po' come molti altri compagni di squadra, era finito nell'elenco dei "sacrificabili", tanto che nell'ultima fase di mercato il suo trasferimento al West Ham sembrava molto più di una semplice suggestione.

Alla fine il classe 1992 è rimasto, pur con il serio timore di essere stato scavalcato nelle gerarchie dal giovane Andrea Cambiaso, appena rientrato dal prestito al Bologna. In parte è successo davvero, ma nel match di ieri contro la Lazio Kostic ha ritrovato una maglia da titolare e non ha deluso le aspettative, mettendo in campo una prestazione ordinata e utile, seppur non eccessivamente esaltante, con un gol sfiorato e la solita buona intesa con il connazionale e amico Dusan Vlahovic. I presupposti per far bene ci sono, anche quest'anno (e anche con una concorrenza agguerrita, perché oltre a Cambiaso c'è anche Samuel Iling-Junior alla finestra). Kostic, però, deve evitare un rischio: quello di diventare troppo prevedibile agli occhi degli avversari, che ormai sembrano aver "inquadrato" le sue mosse. Ieri sera ci è riuscito, almeno finchè poteva stare alto e largo su Adam Marusic. Dovrà farlo con continuità, per non farsi sorprendere. Ma anche per non perdere il posto alla Juve, che non è un dettaglio irrilevante.