commenta
Crisi è una parola potente. Riveste, perlopiù, una connotazione negativa: “entrare in crisi”, “ha subìto una crisi” ecc. Ma, in realtà, significa scegliere: dal verbo greco krino. E' suggestiva, ma non veritiera, l'interpretazione che Kennedy diede nel 1959 dell'ideogramma cinese capace di esprimere il concetto di crisi ovvero pericolo e opportunità allo stesso tempo.

La Juve, in questi momenti (affrontiamo solo il campo da gioco) corre certamente il pericolo di sprofondare non solo in classifica, ma anche di uscire da ogni contesto internazionale (Uefa) e di non riqualificarsi, l'anno prossimo, per la Champions. Allegri non vuol sentire parlare di fallimento e, paradossalmente, ha ragione. Prima di tutto perché deve “tenere botta”, come si dice, senza cedere alla depressione. Ancor più perché le cose possono peggiorare ulteriormente. Il dilemma, ovvero la scelta tra due possibilità poco rosee, allora è proprio questo: riconoscere o no lo stato di profonda crisi (tecnica, atletica, psicologica) per guardarsi negli occhi e provare a costruire un'opportunità?

La risposta è sì. Una cosa sono le dichiarazioni pubbliche a caldo, un'altra l'analisi più serena e impietosa per evitare di nascondere la polvere sotto il tappeto. Il caso vuole che questa operazione pulizia (dalle illusioni e dalle rimozioni) sia possibile farla grazie all'eccezionale sosta del Campionato, causa il Mondiale. Si tratta di arrivare nel porto fortunoso della pausa con minor danni possibili e riaprire un cantiere, al riparo dalle impellenti necessità settimanali. Due mesi, almeno per una parte della squadra, non sono pochi. Il Mondiale, per chi lo giocherà, sarà un diversivo dalla cappa negativa che ormai aleggia nella Torino bianconera.

Il treno in corsa, insomma, si ripara male o non si ripara affatto se il guasto è rilevante. Certo, fa amaramente sorridere il fatto di considerare come “in cantiere” la Juve ci stia, ormai, da più di tre anni. Cantiere era quella di Sarri, esperimento-cantiere quella di Pirlo, cantiere-restauro quella di Allegri. Prima o poi andrebbe chiuso il cantiere, pena non riuscire mai a entrare in casa.