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Le grandi squadre sono da sempre composte da un perfetto mix di organizzazione di gioco e campioni, con una società forte alle spalle. E' sempre stato così per i grandi club europei, e per i cicli vincenti delle tre big storiche italiane: Juventus, Inter e Milan. La Juve di oggi chiaramente non è una grande squadra, non lo è più da un paio d'anni, e la netta sconfitta subita contro il Chelsea ne è stata l'ennesima riprova. A Stamford Bridge, i bianconeri hanno mostrato di essere deboli in tutte e tre le componenti sopracitate: organizzazione (leggasi: allenatore), giocatori e società. Dal punto di vista della gestione della partita, l'idea di calcio di Allegri è stata surclassata da quella più moderna e propositiva di Tuchel, mentre per quanto riguarda l'aspetto societario sarebbe superfluo citare qui gli errori commessi dal 2019 in avanti, basti solo citare la sconcertante frase pronunciata da Nedved alla vigilia del match di ieri: "Il primo posto nel girone non è fondamentale", concetto non degno di un alto dirigente della Juventus.

E passiamo ai calciatori. Alcuni, lo abbiamo scritto tante volte e in anticipo su tanti altri, sono semplicemente non idonei a vestire la maglia di una Juve che voglia essere vincente ad alti livelli: e stiamo parlando dei vari Rabiot, Bentancur, Kulusevski, Arthur (per non parlare di Ramsey, ieri assente). Ma è sui presunti campioni di questa Juve che, in particolare, ci vogliamo soffermare in questa occasione. Perché il campione è quel giocatore in grado di sopperire, con la sua classe, al diverso livello di organizzazione di gioco fra la sua squadra e quella avversaria; il campione è quel giocatore in grado di risolvere le partite, o aggiustarle, anche nelle serate più difficili. Ebbene, oltre a Bonucci (fra i meno negativi a Stamford Bridge) e Dybala (in recupero dall'ennesimo problema muscolare ed entrato in campo contro i Blues a gara ormai decisa), a Londra la Juve schierava Chiesa e De Ligt, due giocatori cardine sui quali si pensa di ricostruire un ciclo di vittorie. Per entrambi, però, è stata notte fonda: sia il nazionale italiano che quello olandese sono stati fra i peggiori, proprio in una serata in cui il loro differente tasso di classe rispetto ai compagni avrebbe potuto (dovuto) farsi sentire. E non diamo sempre la colpa ad Allegri, perché l'impostazione può anche essere la peggiore possibile, ma poi in campo vanno i calciatori. E come ha scritto Beccantini nel post partita: "Nessuna notizia di Church: magari il mister gli ha ritagliato una cella e non un giardino, ma insomma...". Ma insomma, poi ci sono anche le responsabiità personali, dei campioni o presunti tali.