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Ogni volta che la Juve scende in campo, si giocano due gare. Una sul prato verde ed  un'altra “a latere”, che non ha nulla da invidiare per intensità e impegno a quella principale. E' una lotta apparentemente impari, giacché si tratta di un tutti contro uno senza quartiere, ma con un domani, dato che si protrae da ormai 4 anni e non se ne vede la fine.
“Un uomo solo al comando” sentenziava Mario Ferretti, illuminando dalla radio la fantasia degli italiani che impazzivano per Coppi. “Un uomo solo al ludibrio dei suoi, di quelli che dovrebbero stare dalla sua parte” è l'evoluzione dei tempi.

Allegri Massimiliano non è più lo stesso da quel pomeriggio di mezzo luglio, si è migliorato, è cresciuto, fino a diventare uno dei migliori “mister” del mondo. Alla sua squadra ha insegnato a variare in corsa 2, 3, 4 moduli nella stessa partita. Ai suoi giocatori ha insegnato a ricoprire 2, 3, 4 ruoli a testa e leggere le azioni avversarie come pochi altri. Questa è cultura calcistica, ma per una frangia di irriducibili juventini non conta.

La Juve gioca male, i giocatori sono tutti fuori posto e la squadra si abbassa troppo. Può essere frutto del caso una serie di trionfi e di vittorie da fare paura, roba che non si è mai verificata prima, anche in una storia svoltasi al vertice come quella della Juventus? Niente da fare, i talebani  del “Allegri vattene” sono inflessibili. En passant, la proprietà dell'inflessibilità è appannaggio della materia rigida. Se la proprietà si applica alla materia grigia, non è un bel complimento.

A la guerre comme à la guerre: siamo al tam tam sui social per darsi appuntamento dopo il fallimento sperato alla fine di qualsiasi gara. Se a Roma la Juve pareggia e rischia di perdere terreno dal Napoli, si sprecano i “dai, che è la volta buona”, salvo poi farsi accecare da un fulmine al 93° e dover masticare amaro. 

Meglio attendere notizie rassicuranti da Wembley, là dove una squadra italiana non ha mai vinto un confronto da dentro o fuori, là dove il Tottenham è imbattuto nel 2018, là dove la Juve non può far conto su Marione (Allegri ben ti sta, così impari a farlo sempre giocare) ed i cambi offensivi sono Asamoah e Lichtsteiner. 
Nooo, ma dai!!!! Allegri vince anche stavolta. E con Asa e Licht, allargando il gioco e le maglie degli statici difensori londinesi e vincendo con un'imbucata al centro di una difesa appunto larga, traendo il massimo dai cambi, concetto per gli antiallegristi, chiaro come la scrittura cuneiforme.  E Pochettino? Come le “stelle” di Cronin: sta a guardare. Pensare che qualche fenomeno ipotizzava già la sua presenza sulla panchina della Juve a fine anno.

Strano “Odi et amo”, dunque. Amo la Juve ma odio il suo mister, tanto tra loro mica c'è correlazione. Comunque non è il caso di scomodare il grande poeta latino, chè costoro manco sanno chi è. E poi se la tenzone si svolgesse ai tempi di Roma antica, un tale Maximilianus Labronicus Alegrus non citerebbe loro Catullo, molto più semplicemente li prenderebbe per… Lucullo. Questione da letterati, per buona pace degli altri tifosi bianconeri, quelli che non sono mai “troppi”.