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Uno dei problemi ormai atavici della Juve è quello relativo ai terzini. Insieme alla mancanza di un regista di centrocampo e a una prima punta di peso, lo scarso numero (e la non eccelsa qualità) degli esterni bassi ha rappresentato un problema sia per Sarri che per Pirlo. E ora la patata bollente è nelle mani di Allegri. Fra conferme e ritorni dai prestiti, il roster della Juve in quella zona del campo è lo stesso da tempo immemore. E anche quest'anno, complice anche la crisi determinata dal covid, le priorità per i pochi innesti di mercato sono altre: una quarta punta (ed è arrivato Kaio Jorge) e uno o due centrocampisti di qualità (i nomi li conosciamo: Locatelli e Pjanic).

Per quanto riguarda le fasce invece tutto tace, e a meno di sorprese Allegri dovrà cucinare con gli ingredienti che ha disposizione ad oggi. Un mix di usato sicuro, con pochi picchi di qualità (Cuadrado), e di cavalli di ritorno il cui rendimento medio è noto. La Juve, sugli esterni bassi, è ferma all'età della pietra, mentre l'Europa che conta viaggia ad altre velocità, e il divario aumenta. L'unica nota positiva, invece, è che spostandosi più avanti lungo il campo, sugli esterni d'attacco la Juve ha due giocatori in grado di fare la differenza: Chiesa (e lo ha già dimostrato) e Kulusevski (che invece deve ancora dimostrare tanto, ma con tutte le potenzialità per farlo).

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