L'INIZIATIVA - "Ovvero quella di acquistare azioni del club. La ritengo un’opzione quasi naturale, per chi crede nella società e nell’operato dei dirigenti. Se ipotizziamo che si attivino in Borsa decine di migliaia di tifosi, il risultato sarebbe certamente rilevante".
SULLA SANZIONE - "Comprendo che la giustizia sportiva debba avere una propria autonomia, ma credo che al contempo vadano fissati dei paletti. E quanto appena accaduto lo dimostra: il “ne bis in idem” ignorato, le intercettazioni equiparate a prove, il concetto di lealtà sportiva sfruttato per dire tutto e niente. Così, davvero, vale tutto".
ANCORA SULLA PENALIZZAZIONE - "La giustizia sportiva ha celebrato in poche ore un processo sulla base di 14mila pagine di documentazione. E lo ha fatto prima ancora che la giustizia ordinaria decida se rinviare gli indagati a giudizio o meno. Non si può prendere una decisione in queste condizioni, a maggior ragione nel momento in cui si parla di questioni molto tecniche: chi ha deciso, lo ha fatto in maniera sommaria e senza approfondire».
CONSEGUENZE - "Rischia di incidere in negativo proprio sul titolo in Borsa del club, per esempio, anche se un domani il ricorso dovesse risultare vincente. Bisogna prendere una decisione: le società di calcio possono essere quotate? Se sì, l’ordinamento sportivo ne deve prendere definitivamente atto con regole specifiche".