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Ottanta rifugiati portati qui, in Italia. La Juve si è mossa in primissima persona per aiutare nella crisi scaturita dalla guerra scoppiata in Ucraina: cibo, medicinali e vestiti, partiti da Torino e destinati alla popolazione ucraina, vittima di attacchi senza fine. Un gesto di profonda umanità che, come sempre, dimostra la vicinanza del club verso temi di assoluta sensibilità, davanti ai quali non c'è divisione. 

"Una mano tesa per coloro che soffrono a causa della guerra. Cibo, medicine e vestiti consegnati. 80 rifugiati riportati in Italia", si legge sul profilo Instagram del Club, che ha pubblicato alcuni scatti al termine della partita con la Sampdoria. In uno di questi, anche il sorriso dell'AD Arrivabene.

L'AIUTO DI DENIZ AKALIN - Fondamentale l'apporto di Deniz Akalin, compagna del presidente Andrea Agnelli. Il numero uno della Juventus ha così commentato sul suo account Twitter: "Orgoglioso di te, Deniz. Orgoglioso della Juventus. Fino alla fine".
 
IL COMUNICATO - "Le immagini di una guerra nel cuore del nostro continente hanno colpito le donne e gli uomini della Juventus e hanno suscitato una mobilitazione che ha toccato tutti. Non si poteva osservare senza agire. Non si poteva commentare senza tentare in ogni modo di mettere in piedi un’operazione. La guerra in Ucraina, giorno dopo giorno sta generando dolore e morte, ma soprattutto sta distruggendo la vita quotidiana di milioni di persone, costrette a rifugiarsi fuori dal loro Paese.

Ecco perché la Juventus nella giornata odierna non è solamente scesa in campo a Genova: ci sono momenti in cui bisogna dimostrare di essere vicini a chi soffre con atti concreti.

La Juventus ha deciso di farlo, ed è scesa in campo con tutte le sue forze, e con il grande aiuto di tutti i dipendenti. Il Club sta accompagnando in Italia 80 persone. Si tratta in stragrande maggioranza di bimbe, bimbi e ragazzi, fra i 6 e i 14 anni, insieme ad alcune mamme. Una parte di queste persone è stata recuperata in seguito a una richiesta di aiuto della Federazione Calcio ucraina per portare in salvo i bambini e i ragazzi delle scuole calcio evacuati da Kiev, Kharkiv e dalle altre zone colpite dai bombardamenti

Negli ultimi 8 giorni, per rendere più utile il viaggio, si è accesa la macchina degli aiuti: è partita una raccolta che ha coinvolto tutte le donne e gli uomini della Juventus, nonché alcune scuole della città, per portare in loco generi di prima necessità, vestiti e medicinali.

Poi la partenza. Una piccola carovana si è mossa venerdì dalla Continassa, in direzione Ungheria, per affrontare il viaggio con destinazione Zahony, città a poca distanza dal confine ucraino: un tragitto di 2800 chilometri tra andata e ritorno. La delegazione bianconera (circa 20 persone - uno staff selezionato per dare supporto di ogni tipo in loco, tra cui una psicologa e una pediatra volontarie- guidato dall’amministratore delegato Maurizio Arrivabene, con la presenza di Deniz Akalin e di Luca Stefanini, Head of Medical Department) è arrivata in Ungheria nella mattinata di sabato, accolta dal sindaco di Zahony. 

Le operazioni in loco sono state facilitate dall’aiuto del Console Generale ungherese, Jenō Csiszár.

Durante il viaggio l’equipaggio di Juventus sta notando sulla strada una forte presenza di automobili e mezzi con targa italiana, a riprova del grande moto di solidarietà che ha investito il nostro Paese.

In queste ore è in corso la parte ancora più importante: il rientro con le bimbe, i bimbi, i ragazzi e le mamme, che saranno ospitate in provincia di Cuneo, a La Morra, nell’Hotel Santa Maria, messo a disposizione dalla Regione Piemonte e dalla Protezione Civile, che si sono immediatamente attivate nel supportare questo progetto. 

Questa spedizione ha per tutta la Società un grande significato: siamo tutti a fianco di chi sta soffrendo a causa della guerra, nella speranza che presto torni la pace".