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30 minuti. Tanto ha giocato la Juve nel match contro il Bologna, una partita che avrebbe potuto trasformarsi in una clamorosa debacle se il solito Dusan Vlahovic non ci avesse messo una toppa sul finale, caricando i compagni per provare a centrare la rimonta. 30 minuti, che naturalmente non bastano. Non possono bastare a una squadra in corsa per la Champions League, tantomeno in una gara come quella di ieri sera, contro un'avversaria non certo di prim'ordine, eppure capace di tenere sotto scacco i bianconeri per buona parte della serata.

Errori, imprecisioni, vuoti di gioco e di idee. Ancora una volta la squadra di Massimiliano Allegri è apparsa opaca, spenta, non all'altezza della situazione, senza un'identità precisa. E il fatto indubitabile, a poche settimane dalla fine del campionato, è che da questa formazione non si può mai sapere con certezza che cosa aspettarsi. Sì, perchè malgrado il tecnico livornese continui a predicare (ad auto-convincersi?) che la Juve "sta bene fisicamente", non esistono moduli o uomini tali da poter offrire una garanzia di successo, o quantomeno di "stabilità". 

Se infatti contro l'Inter, a dispetto del risultato, erano arrivati segnali positivi, di una squadra tecnicamente forte e consapevole dei propri mezzi, è bastata la sfida con il Cagliari a cambiare (di nuovo) la prospettiva, a far tornare sulla terra giocatori e tifosi dinnanzi a una prestazione deludente, da dimenticare. Prospettiva che il match pre pasquale con il Bologna non ha fatto altro che confermare, in maniera ancora più evidente e pesante (per la classifica, perchè almeno in Sardegna i tre punti erano arrivati). Insomma, qual è la vera Juve? Se è tempo di ricostruire, è auspicabile che quantomeno non sia quella vista ieri sera...