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Nel calcio di oggi, l'attaccante non è più lo stesso di vent'anni fa. Certo, i centravanti top le caterve di gol li segnano sempre, ma non devono saper fare solo quello, e in determinati contesti persino un numero 9 che vede poco la porta ma è funzionale al gioco dei compagni d'attacco può rivestire un ruolo fondamentale.

Si pensi a Olivier Giroud, preso in giro dall'opinione pubblica per tutti i Mondiali 2018 perché non arrivava neanche a tirare in porta, ma intanto fu un tassello fondamentale della Francia poi campione di Deschamps, perché il suo modo di giocare esaltava le ali e le mezzali attorno a lui. In pratica, non segnava lui, ma grazie a lui gli altri erano nelle condizioni migliori per farlo.

Ecco, è opinione di chi scrive che Alvaro Morata rivesta un ruolo molto simile per la Spagna di Luis Enrique. Perennemente criticata e contestata, etichettata come problematica in mille aspetti, fragile e spuntata, quasi una miracolata per essere arrivata fino in semifinale, la nazionale iberica arriva alla semifinale di domani sera contro l'Italia forte del miglior attacco di questi Europei, nonostante tutto. Nonostante una manovra che a volte fatica a trovare sbocchi. Nonostante un centravanti titolare, Morata appunto, che in questo torneo uno ne fa e dieci ne sbaglia. E per questo, peraltro, è stato vittima di vergognosi insulti e minacce.

Ma com'è possibile allora che il centravanti della Juventus sia la punta centrale titolare della sua nazionale? Follia di Luis Enrique? Molto più probabilmente, al di là del contributo realizzativo, quello che Morata dà al sistema di gioco spagnolo è proprio quella capacità di fare da specchio per le allodole, aprire spazi e chiudere le combinazioni con le ali e le mezzali, che poi ci pensano loro a buttarla dentro. Qualcosa che nelle statistiche e negli highlights non si vede, ma che gli allenatori vedono, apprezzano e grazie ad esso ci vincono spesso le partite.

Si guardi il quarto di finale contro la Svizzera, superato per il rotto della cuffia, ai rigori. Con Morata in campo, la Spagna vince 1-0, pur non segnando lui. Come esce dal campo a inizio secondo tempo, inizia lo psicodramma calcistico: gli iberici subiscono il pareggio elvetico e poi, nonostante la superiorità numerica per un'espulsione, non riescono a produrre una trama di gioco decente.

In quel match forse qualcuno avrà capito perché Luis Enrique si affida così tanto a Morata e perché la Juve sia stata così felice di riaccoglierlo dopo quattro anni. E si presume che Roberto Mancini e il suo staff, oltre che ai compagni di club Bonucci e Chiellini che dovranno marcarlo a Wembley, siano ben consci di tutto questo e non sottovalutino niente e nessuno.