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“Chi sarà il Maestro?”. Così l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport si interroga sullo scontro tra Andrea Pirlo e Antonio Conte, sfida nella sfida di Inter-Juve in programma domenica sera. Il maestro, nel senso di insegnante, è il tecnico nerazzurro, su ammissione dello stesso bianconero: “Se sono diventato allenatore è perché ho visto e ascoltato Antonio”. I due conservano un rapporto speciale, perché grazie a questo binomio la Juve diede vita alla gloriosa calvata dei nove scudetti consecutivi. Ma domenica saranno l’uno contro l’altro, e non importa se Conte è un veterano della panchina e Pirlo un debuttante. La gloria spetterà solo a chi vincerà e sarà contesa tra due persone unite da un forte legame, ma che saranno nemici per la prima volta in panchina. Dove conservano e sviluppano idee agli antipodi.

DIFFERENZE - Il 3-5-2 multiforme che presentano entrambi è uguali solo per costituzione iniziale, perché nasconde molte differenze. Innanzitutto Conte predilige la funzione del ruolo. La mezzala che si inserisce, l’esterno a tutta fascia che attacca e difende, ad esempio. Pirlo invece esalta la qualità del giocatore nella posizione di partenza, rendendo il suo calcio più fluido nelle transizioni. Al contrario di quello dell’Inter, efficace ma codificato. L’azione nerazzurra si sviluppa dalla difesa sugli esterni, in alternativa per vie centrali pescando le sponde di Lukaku o le iniziative di Lautaro. Pirlo, invece, dà liberta di movimento in uno spartito ben costruito, con catene laterali mobili e inserimenti centrali (i gol della mediana di McKennie e Ramsey ne sono un esempio), il tutto supportato dalle combinazioni della premiata ditta Ronaldo-Morata.

STILI DIVERSI – In fondo, come sostiene La Gazzetta dello Sport, la loro filosofia da allenatore è l’espressione della loro carriera calcistica. Uno un mediano, uno dei più bravi ad andare in battaglia, che ha portato in panchina grinta e mentalità. Plasma le squadre a sua immagine e somiglianza, imprimendogli furore. Pirlo, che è solo agli albori della sua esperienza da allenatore, è votato ad un calcio più europeo, stilisticamente piacevole alla vista, come le pennellate che disegnava dalla cabina di regia. Tecnici agli antipodi, che si troveranno uno contro l’altro in un caldissimo derby d’Italia.