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"Un castello di bugie, finzioni e trucchi contabili. Questo emerge dalle 19 pagine del capo d'accusa nell'inchiesta sui fondi della Juventus che la procura di Torino ha notificato al presidente Andrea Agnelli, al vice presidente Pavel Nedved e ad altri tredici indagati per reati che, a vario titolo, vanno dalle false fatture alle false comunicazioni sociali, dall'aggiotaggio all'ostacolo alle autorità di vigilanza". Apre così l'Ansa, che nel racconto di quanto emerso tocca anche il tema della famosa carta Ronaldo, così: "Le presunte plusvalenze 'artificiali', quantificate in circa 115 milioni di euro in tre anni, sono il capitolo principale. Ma ci sono anche i retroscena sulla 'manovra stipendi', le carte firmate sottobanco (quella su Cristiano Ronaldo, inesistente o meno che sia, non è mai saltata fuori), le comunicazioni irregolari alla Consob".

Una visione opposta rispetto a quella di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport (QUI), da registrare. E un racconto che prosegue: "Tutto questo, dicono i pubblici ministeri, per "nascondere l'erosione del capitale sociale" e proseguire "indebitamente la negoziazione del titolo" in Borsa. Secondo i pm, per alcuni indagati erano addirittura necessari gli arresti domiciliari o altre misure restrittive, ma il gip ha detto di no. Se ne riparlerà davanti al tribunale del riesame. La Juventus promette battaglia: "Siamo convinti di avere operato nel rispetto delle leggi e delle norme che disciplinano la redazione delle relazioni finanziarie, e in linea con la prassi internazionale della football industry". Sulla questione delle plusvalenze il club è già stato assolto dalla giustizia sportiva. Quando si valuta un calciatore, sostiene la società, non ci si può basare solo su freddi parametri statistici, tanto più che la materia non è regolata da norme contabili precise. Ma la procura di Torino intende avvalersi delle conversazioni fra i dirigenti e collaboratori intercettate dalla guardia di finanza durante le indagini".