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Continuano ad arrivare scosse di assestamento nell'epicentro del terremoto che ha colpito la Juve, ma che fino a questo momento non sembra aver provocato particolari crepe a livello giudiziario. Già, perchè prima che verrà reso noto un verdetto definitivo dovranno essere vagliate altre carte ed è difficile pensare che possano essere prese delle conseguenze prima della prossima estate. 

ASSE BOLLENTE - Ma in queste ore sotto la lente degli inquirenti ci sono finite anche le trattative messe in piedi tra la Juventus e il Barcellona negli anni passati, con lo scambio Arthur-Pjanic a fare da apripista. Sotto inchiesta ci sono circa 43,7 milioni generati dai criteri di interesse, ovvero trattative concluse con club con cui la Juve ha fatto acquisti in date ravvicinate e per importi pressochè identici. La Procura ha fatto però sapere che dai documenti emergono soltanto 'evidenze di valorizzazioni in un contesto di scambio anche con altri giocatori della Juve'. Proprio per questo, il piano iniziale era quello di inserire altre contropartite tecniche nell'operazione e con ben tre scenari diversi che prevedevano i nomi di Dembelè, Ansu Fati e Bernardecshi. Ma per gli inquirenti c'è anche il nodo legato alla questione ingaggi, dato che i bianconeri avrebbero dovuto corrispondere 3 milioni di euro al bosniaco, sommati ai 60 della cessione aggiunti a carico del Barca. In sintesi, Pjanic ha concluso la stagione 2019/2020 come se fosse in prestito. Dunque, la causa maggiore sia per la Procura ma anche per la Consob, sta nel fatto che il Barca si è fatto carico dell'ingaggio di Arthur, a differenza della Juve che non ha fatto lo stesso con Pjanic