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Ieri sera contro l'Atalanta la Juventus ha dovuto superare una prova complicata, il famoso esame del "dentista" Gasperini, forca caudina da cui passare per dimostrare di essere una grande squadra, inscalfibile o quasi. Il pari dell'Allianz Stadium ci dice che il gioco c'è, le idee di Pirlo ci sono, mancano ancora alcuni elementi da sistemare per il definitivo step. In particolare a centrocampo la prestazione bianconera ha mostrato due facce: quella sicura di Rodrigo Bentancur (elogiato proprio stamattina da chi scrive) e quella impacciata di Adrien Rabiot, che era stato tenuto in panchina dall'allenatore ma è dovuto entrare dopo venti minuto abbondanti per l'infortunio di Arthur.

Già contro il Genoa il "cavallo pazzo" ex Psg non aveva esattamente brillato. Ieri ha palesato le stesse difficoltà. È sembrato un pesce fuor d'acqua che non riesce a sostenere l'azione offensiva e non oppone interdizione alle vivaci manovre della Dea. A inizio stagione Rabiot si è accodato al treno dei giocatori che esaltavano il "divertimento" provato con Pirlo rispetto alla precedente annata di Sarri. Ma il divertimento dev'essere qualcosa che ti rende sereno di esprimere le tue qualità al meglio, se sei un professionista di altissimo livello; non certo una scusa per potersi comportare con leggerezza, senza incidere e senza contrastare con decisione l'avversario (vedi gol di Freuler). O per "allontanare" un cross ravvicinato con un tacchetto volante che restituisce palla agli avversari, come nell'assalto finale atalantino, poi conclusosi in un nulla di fatto.

Andrea Pirlo ha a disposizione 4 centrocampisti con caratteristiche tutte diverse l'uno dall'altro. La quadratura del cerchio arriverà quando saranno tutti nelle condizioni di poter rendere efficace il proprio pregio e render meno evidente il proprio difetto. Vogliamo dunque riconoscere a Rabiot l'attenuante generica di una Juve ancora work in progress dove forse non si trova ancora pienamente a suo agio. Ma basti vedere la prestazione del suo compagno di reparto Bentancur (non citiamo McKennie che si sta consacrando, a scapito di Kulusevski, in tutt'altro ruolo) per capire che la responsabilità è anche del singolo. Rabiot è un giocatore potenzialmente devastante, quando in vena, ma talvolta si crogiola nella sua supponenza. Alla Juve, per restare in tema di francesi in bianconero, o sei Platini o non te lo puoi concedere.