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A fare i conti, adesso: ma in ottica salvezza. Se ieri Allegri parlava del grande sogno - "qualcosa di straordinario" - di rimontare addirittura in ottica Champions League, la brusca realtà è stata uno schiaffo in faccia, uno scossone che ti piglia di notte, che ti ricorda chi sei e cosa ci fai in questa stagione. La Juve è questa roba qui: è un'altalena che vive sulle proprie convinzioni. Va su se tutto va bene, va giù appena le vertigini fanno il proprio effetto. Scivolate via le certezze, è crollato tutto il castello. Per quanto il tecnico l'avesse modellato con cura, cambiando e sperimentando, osando e comunque ricostruendo oltre le assenze, non ha potuto far altro che assistere e partecipare al disfacimento del suo gruppo. Martellato dagli eventi e in netta difficoltà di idee. 

IL CONFRONTO - E' simbolico, altamente, che sia stato proprio Raffaele Palladino a surclassare Allegri nel primo doppio confronto consumato in questo campionato. Ha un significato intrinseco potentissimo: l'ultimo arrivato contro il maestro degli scudetti, l'ultimo arrivato sul vate del risultato, l'ultimo arrivato che dice "voglio una squadra offensiva, anche se rischio" contro "la vittoria prima di tutto il resto". I tre punti vanno sempre a chi li cerca, vuole e quindi trova. Certo, ci sono gli episodi. Ma questa partita non si spiega così: c'è stata una grande squadra contro una piccola, e la piccola è stata palesemente la Juventus.

E ADESSO? - Potrebbe pensare, Allegri, che questo possa essere una scossa d'assestamento dopo aver tremato per altri e più gravi motivi tutto l'apparato societario. Potrebbe pensare, Allegri, che possa bastare magari cambiare uomini o ritrovarne di nuovi per cambiare trend. Ma può bastare tutto questo? Può essere davvero il punto di ripartenza? Adesso si mette in discussione ogni cosa, ogni uomo, ogni elemento interno alla Juventus. Sono schiaffi in faccia, oltre il crollo emotivo. Fanno male. Eppure, guardando quanto espresso in campo, sono sembrati tristemente inevitabili.