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L’altra metà del cielo non juventina oggi se la spassa. Troppo divertente, per chi soffre il colore bianconero, veder tornare da Crotone la Juventus con nel sacco un misero punticino. Sicché, apriti cielo e avanti tutta con missili lanciati all’indirizzo soprattutto di Andrea Pirlo e, in seconda battuta, di Federico Chiesa. Il primo accusato di scelte tecniche approssimative, specialmente per la fiducia concessa ai giovani emergenti, il secondo per essersi fatto cacciare dal campo. Un copione scontato e c’era da aspettarselo.

Tanto che ora verrebbe da dare ragione al presidente Andrea Agnelli quando, alla vigilia della trasferta in Calabria, ha esternato in maniera molto netta ciò che pensa della sua Juventus: “Una società e una squadra costrette a vivere con il mondo intero contro. Ogni occasione è buona per attaccarci e ci sentiamo come assediati”. Un’opinione, questa, che ha pure un certo suo fondamento ma che amplificata in maniera così radicale ha il sapore del vittimismo e non fa bene neppure a chi alla fine si convince che davvero l’unico scopo è quello di vedere la Juventus in ginocchio.

Da che mondo è mondo, sono sempre stati i più grandi e i più forti ad essere inquadrati dal mirino di coloro che si alimentano di invidia e di rancore. Nel calcio la Juventus, proprio perché storicamente e oggettivamente un passo avanti alle altre, ha rappresentato e rappresenta il bersaglio facile da colpire. Andra Agnelli dovrebbe saperlo molto bene vista la storia della sua famiglia. Ma nessuno mai, da suo zio a suo padre, avevano ceduto alla tentazione di piangersi addosso e di farlo pubblicamente. Un atteggiamento che provoca un effetto boomerang perché scatena la reazione del nemico e deprime chi andrebbe difeso.

La Juventus di Crotone è anche stata il frutto di questa presa di posizione da assedio di Fort Apache prefigurata dal presidente. La squadra è scesa in campo dovendo sopportare il peso di assenze fondamentali come quelle di Ronaldo e di Dybala e con in più il carico di la paranoia psicologica, quasi una schizofrenia, di doversela vedere contro un avversario occulto. Di qui una certa confusione di Pirlo, alle prese con un cantiere aperto, e il black out mentale di Federico Chiesa il quale ha commesso quel fallo punito dall’arbitro con un’espulsione comunque esagerata ma sotterraneamente in linea con il teorema agnelliano del mondo contro. La formula “tanti nemici tanto onore” non ha mai portato bene a nessuno.