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Stufo di sentirsi dire che il Sarrismo ancora non si è visto, arrabbiato per lo schianto con la Lazio e infastidito dai troppi tocchi di Bernardeschi (“Quando fanno il terzo se potessi andrei via”), Maurizio Sarri ha finalmente svelato al pubblico dell’Allianz Stadium il suo sogno: CR7, Dybala e Higuain tutti insieme, tutti e tre in campo dal primo minuto. I progetti più ambiziosi, quelli più arditi, hanno bisogno di tempo e lavoro, ma anche di accelerate improvvise. Quando arriva un momento propizio, d’incanto essi appaiono nel loro splendore, e la gente impressionata e in preda all’esaltazione non si tiene, si chiede perché non prima, perché non sempre. Sarri spiega, ma intanto vede, prende nota, studia, ritocca. E aggiusta l’abito di notte, lui, che è il sarto umile di Madama. Perché in realtà non si tratta di un sogno, ma di un’opera laboriosa che toglie il sonno per quanto promette.
 
OLTRE IL SARRISMO – Cos’è Sarrismo? Sono solo quei “venti passaggi di un metro” di cui parlava un Allegri sprezzante e mistificatore due settimane fa? Niente affatto. Prendete il primo gol di CR7 contro l’Udinese. Sarrismo è costante variazione sul tema: è una palla lunga senza Mandzukic.



Nello spazio oltre la linea dei difensori ci va Dybala in questo caso, il trequartista. Guardate da dove parte. È lui l’elemento a sorpresa che scardina la difesa avversaria, fidando nelle doti balistiche di Bonucci. Non occorre avere un marcantonio là davanti, una torre, quando il collettivo impara a usare gli spazi.  



Ecco il trio cangiante in azione, mobile e imprevedibile. CR7 e Higuain, accompagnando il lancio, vanno subito a rimorchio di Dybala, come due sottopunte pronte a calciare in rete l’eventuale sponda. Variazione sul tema. Cristiano raccoglie una palla vagante e segna di controbalzo.  



IL VERTICE VARIA – Il vertice del trio, va sottolineato, varia. A volte è una punta vera, il Pipita, a volte è un falso nove, Dybala, a volte è CR7, che è semplicemente Cristiano Ronaldo e non ha bisogno di definizioni. Quando il portoghese sta bene, in quella posizione gli basta un movimento e una stoccata per determinare, non di più. Ed è così che piace a Sarri. Così lo pensava all’inizio. Il secondo gol contro l’Udinese andrebbe anche questo visto e rivisto. Per imparare un principio fondamentale dello smarcamento.    



CR7 finge disinteresse, cammina spalle alla porta mentre Higuain scende verso la trequarti col pallone tra i piedi. D’un tratto però il portoghese scatta sorprendendo Troost-Ekong e Nuytinck. Certe volte funziona più uno scatto improvviso da fermo che un contromovimento eseguito a due velocità. L’effetto sorpresa è di gran lunga maggiore, ma il tutto necessita di essere sostenuto da un’intesa perfetta con l’assist man, che deve essere altrettanto campione. Tipo il Pipita.  
 


QUANDO USARE IL TRIO? – Sarri sostiene di non poter (ancora?) utilizzare il trio in tutte le partite. Contano le caratteristiche dell’avversario. L’Udinese ad esempio è squadra diretta, poco incline al palleggio ragionato da dietro. Ed è per questo che Dybala, Higuain e Ronaldo hanno potuto giocare insieme domenica sin dal primo minuto. Per l’incapacità dei friulani di costruire con pazienza, andando a cercare le debolezze della pressione bianconera. L’Udinese non può o non vuole farlo. Preferisce risolvere il traffico all’antica, con dei calcioni onesti verso le punte (una grossa, Okaka, l’altra veloce, Lasagna). Ma questo atteggiamento, contro la Juve, ha funzionato davvero poco. Riusciva a fatica a superare la prima riaggressione, specialmente nel primo tempo. Ed è proprio a questo punto che vorrei introdurre il bel lavoro difensivo svolto da Dybala e Higuain. Serve il loro sacrificio, se si vuol vedere il trio ancora all’opera.



In queste immagini si può notare, oltre all’aggressività della riconquista alta dei bianconeri, tutta la timidezza in costruzione degli avversari. Se Dybala e il Pipita stringono la morsa assieme a Rabiot e Demiral, è anche vero che Fofana la tiene troppo, e inutilmente. Ha un solo scarico la mezzala friulana, ovvero Stryger Larsen. Nuytinck non fa niente per agevolare una rete di passaggi che da quell’unico scarico possibile (Stryger Larsen) conduca al lato debole della Juve in pressione (ossia la fascia sinistra dei bianconeri).



Addirittura Fofana ignora persino Stryger Larsen, il compagno pronto all’alleggerimento, e si avventura a caso dove non potrà che perdere palla. Rimarchevole il fatto che sia il Pipita a portargliela via, e con un’applicazione da applausi, dopo aver visto scaraventare a terra Dybala dall’ivoriano.



IL LATO HIGUAIN - Durante il primo tempo, in particolare, è emerso chiaramente lo spirito di sacrificio condiviso dai due attaccanti argentini. Una sorta di solidarietà di reparto, della serie se ci sbattiamo insieme giochiamo entrambi di più. Così la Juve, in quanto a pressing, è riuscita a garantirsi almeno un lato d’assalto, ossia quello dove scendeva ad aiutare Higuain.



Sulla fascia destra, nel primo tempo, proprio sotto agli occhi di Sarri, si sono visti i principali agguati. Eccone uno esemplare: mentre Dybala è attento sul regista avversario (Mandragora), il Pipita sbuca da dietro, alle spalle di Okaka. L’Udinese è in un vicolo cieco, di quelli che piacciono a Sarri. Higuain, sospinto dall’entusiasmo del pubblico di casa sorpreso e compiaciuto, sradica il pallone dai piedi dell’attaccante friulano e si guadagna nuovi applausi. Più calorosi, in un certo senso.