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Ciò che più mi ha colpito, stamane, sfogliando la rassegna stampa è stato il titolo davvero geniale con il quale un quotidiano ha sintetizzato su nove colonne il brutto pasticcio combinato dalla Juventus a Bergamo: “Sanno anche perdere”. Un misto di stupore e di ironia che dovrebbe fare riflettere e servire da monito a coloro i quali avevano criticato Allegri per la sua uscita pubblica con la quale suggeriva di prenderla con più cautela: “Perché sbaglia chi dice che siamo i favoriti in Champions”.

Al di là del comprensibile disappunto per aver mancato l’obbiettivo di quella Coppa Italia alla quale la Juventus teneva tantissimo anche per ribadire la propria autorevolezza rispetto a un trofeo che la vede “regina”, esiste un allarmante “fil rouge” a legare ciò che è accaduto contro l’Atalanta di Gasperini e quel che, disgraziatamente ma realisticamente, potrebbe succedere nella doppia sfida con l’Atletico Madrid di Simeone. Due squadre, quella bergamasca e quella spagnola, che trovano un denominatore comune nel loro essere sempre e comunque “corsari” specie nelle occasioni più difficili naturalmente per tattica ma soprattutto per spirito.

Atalanta e Atletico sono le mine vaganti nei loro rispettivi campionati disegnate specularmente ai loro due allenatori. Gasperini che la Juventus ha avuto con sè per vent’anni evidentemente sottovalutando il suo potenziale di tecnico o forse non ritenendolo sufficientemente all’altezza come immagine e carisma internazionale. Simeone il quale, vecchio cuore interista, darebbe due dita di una mano per mettersi di traverso ai bianconeri e interrompere la loro corsa europea. Situazioni e motivazioni personali che si aggiungono pesantemente al dato tecnico delle due squadre le quali, pur non avendo in organico "divi” o “primedonne”, sono in grado di fare terra bruciata quando e dove passano in virtù di uno spirito di gruppo sul serio speciale.

Allegri conosce molto bene queste cose e il suo nervosismo che, ieri sera, lo ha fatto cacciare dal campo è assolutamente comprensibile. La Juventus ha dimostrato di essere una squadra da “maratona”, come dicono i numeri del campionato, ma sulla corta distanza dello sprint talvolta perde la testa o rimedia, come è accaduto a Roma con la Lazio, sul filo di lana. In più, come sovrapprezzo non indifferente, occorre allarmarsi per il reparto della difesa il quale con gli stop di Bonucci e di Barzagli e ora anche di Chiellini è diventato un vero e serio muro di cartone anche perché De Sciglio e Cancelo hanno mostrato limiti enormi con la loro altalenanza.

Ecco perché l’autentico problema della Juventus che “sa anche perdere” non è tanto quello di aver mancato un possibile triplete e neppure quello di uno scudetto già messo in frigorifero, ma semmai quello di aver mostrato di essere abbordabile e “vincibile” nel “corpo a corpo” con avversari che sono “faine” e non “caimani”. Sicchè non è difficile immaginare che il rumore dei tre schiaffi ricevuti in pieno viso dalla Juventus a Bergamo sia arrivato come un dolce suono sino a Madrid nello spogliatoio dove Simeone e i suoi “corsari” stanno affilando le loro armi in attesa dell’arrembaggio.