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Il cielo sopra la Juve tre anni fa era azzurro e senza lo straccio di una nube: era appena arrivato Ronaldo, il colpo del secolo, e i bianconeri puntavano ai vertici del calcio europeo. Del resto a quelle vette erano vicinissimi, come dimostravano le due finali di Champions raggiunte con Allegri in panchina e, in generale, la competitività evidenziata continuamente nella competizione per club più difficile e importante del mondo (quando non era arrivata all’atto conclusivo, la Juve in quegli anni aveva comunque ceduto di fronte a avversarie fortissime, giocandosela alla pari con tutte). Sembrava davvero che servisse poco per tornare a baciare la Champions, sogno proibito addirittura dal ’96. E Ronaldo non era poco, ma tantissimo.

Tre anni dopo, il cielo sopra la Juve - e sopra Ronaldo - è grigio e cupo. Allegri non è convinto che Cristiano possa ancora fare la differenza e ne vuole ridimensionare il ruolo, la società avrebbe sicuramente preferito che il portoghese cambiasse aria. Ma l’aspetto più grave è un altro, e cioè la competitività perduta in Champions. Oggi la squadra bianconera non è paragonabile alle migliori d’Europa. Non ovviamente al Psg che compra tutti, al City che vuole anche Kane, al Chelsea che ha aggiunto Lukaku al gruppo capace di vincere la Champions. Ma nemmeno alle altre grandi inglesi, oppure al Bayern Monaco. La Juve, adesso, è oggettivamente una squadra con tante lacune e troppe imperfezioni, che non riesce a sistemare a causa delle difficoltà economiche delle quali sono vittime tutte le società italiane.

E’ fallito il progetto Ronaldo? Sicuramente sì, se lo si osserva pensando all’ambizione iniziale: prendere Cristiano per vincere la Champions. Non solo la Juve non ci è riuscita, ma è scivolata decisamente in basso come potenziale tecnico rispetto a tante concorrenti a livello internazionale. Poi è vero che il portoghese i suoi gol continua a segnarli, eccome. Ma i risultati del singolo non possono colmare i difetti e gli insuccessi della squadra. Non alla Juve, almeno. Tocca a Allegri, ora, provare a fare un altro miracolo, come quello che realizzò nella sua prima stagione juventina, dopo avere raccolto l’eredità di Conte: riportare i bianconeri al ristorante da cento euro pur avendone in tasca solo dieci. Il guaio è che all’epoca Max aveva molto più di dieci euro, anche se il suo predecessore non se ne era accorto; stavolta, forse, ne ha cinque.

@steagresti