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L’arrivo di Sarri ha già prodotto un effetto. Superiore a quello di Cristiano Ronaldo in bianconero, che accese felicità, per i tifosi, ma spense ogni speranza negli altri. Solo chi non voleva vedere la realtà, credeva l’anno passato, di aver vinto il campionato a luglio.
Ora, nel campo avverso, tutti guardano alla Juventus, con un misto di rabbia e sfottimento (quelli ci sono sempre), ma anche con un senso di opportunità. Gli unici a starsene in disparte, frastornati dal caos societario, sono i romanisti. E gli atalantini, quasi troppo appagati o, forse, soltanto più concentrati su se stessi.
 
L’opportunità, secondo loro (napoletani, interisti in primis) non gliela offrono i cambiamenti avvenuti o annunciati nelle proprie squadre, ma quelli nella Juve: in fondo sono, da tempo, condannati a guardare sempre in casa bianconera per sapere chi sono. Trovano la propria identità (positiva, negativa, incerta ecc.) solo misurandosi sulla Juventus. Così non cercano di veder il bicchiere mezzo pieno nei progetti (acquisti, cessioni, cambiamenti societari…) delle loro squadre, ma il bicchiere mezzo vuoto in quella della Juventus.

L’arrivo di Sarri è la più succulenta delle occasioni per riaccendere, nella stasi estiva, i fuochi del campionato immaginario. I napoletani sono convinti che questo sia l’anno buono per vincere lo scudetto: Sarri deve affrontare le incognite d’una squadra nuova, i suoi schemi sono difficili da assimilare, alla Juve lo spogliatoio comanda, mentre Ancelotti non potrà che far meglio… S’è impossessato della squadra, dopo un anno di rodaggio, ha assimilato i tratti ambientali, conosce meglio il suo Presidente ecc.
Il fatto è che ADL è altamente imprevedibile, Sarri, il primo anno a Napoli, ottenne migliori risultati di Ancelotti e la squadra incontrò qualche difficoltà solo il primo mese.
 
A Milano, sponda Inter, fanno le stesse previsioni, contando soprattutto su Conte, ma se la squadra resta questa conteranno poco le capacità motivazionali dell’ex Juve e Chelsea: centrocampo e attacco sono da ripensare.
Per adesso, la Juve resta oggettivamente, la più forte e avrà, molto probabilmente, un Sarri meno sarriano. Un Sarri che assomiglia di più alla seconda parte stagionale del Chelsea, quando il teorico e il tattico sono venuti a patti con il realista.

La tuta, la sigaretta, lo stecchino e anche John Fante non fanno testo. Anche perché i libri dello scrittore italoamericano, ormai, Sarri li ha letti tutti.