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Per raccontare la sua storia bisogna partire dal nome scritto sulla sua maglia. Semplicemente Memphis, non Depay. E no, non è un vezzo, ma un segno di protesta contro il padre Dennis, ghanese di origine, che lo ha abbandonato quando aveva appena 4 anni lasciandolo solo con la madre Cora e il nonno Cees, che non a caso si è poi rivelato il suo vero mentore. L'attaccante olandese, che presto potrebbe approdare alla Juve, è abituato a lottare nella vita, un po' come vuole raccontare al mondo attraverso il leone che campeggia sulla schiena: come racconta La Gazzetta dello Sport lo ha fatto fin dall'infanzia, e poi ancora in adolescenza, quando grazie alla spinta del nonno finì al PSV, primo passo per diventare il giocatore che sarebbe esploso al Mondiale del 2014 sotto la guida di Louis Van Gaal.  

Tatuaggi, belle macchine, catene d'oro e orologi vistosi, ma anche la passione per il rap, la musica che scrive, canta e produce, con il suo singolo di maggior successo, "No Love", capace di superare i 18 milioni di visualizzazioni su YouTube: Depay è tutto questo, un personaggio iconico e un cacciatore di sogni, ma soprattutto è un giocatore duttile, di grande tecnica, già capocannoniere oranje al Mondiale, che dopo aver già girato l'Europa è pronto a concedersi una nuova chance in Italia, con la maglia della Juve. L'ostacolo principale è sempre quello, il suo maxi ingaggio da 9 milioni di euro, ma l'ipotesi di un ridimensionamento delle pretese è tutt'altro che improbabile. Con il Barcellona disposto a liberarlo a zero, o comunque a una cifra simbolica, la Vecchia Signora è pronta a presentargli un biennale, con cui potrebbe beneficiare del Decreto Crescita. L'affare si può chiudere davvero, il "leone di Moordrecht" può ruggire nella fossa bianconera.