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Il questore di Napoli sta riflettendo sulla concreta possibilità di vietare lo stadio San Paolo ai tifosi della Juventus in entrambe le occasioni programmate dal calendario per la sfida di campionato e di Coppa Italia (LEGGI qui). Le preoccupazioni del dottor De Iesu su ciò che potrebbe accadere fuori e dentro l’impianto sportivo di Fuorigrotta sono assolutamente legittime oltreché realmente giustificate dai fatti che stanno precedendo il doppio appuntamento il quale dovrebbe fornire belle argomentazioni alle pagine sportive e che invece rischia di offrire lugubre materiale alla cronaca nera. L’aggressione subita dai “napoletani juventini” da parte dei “napoletani del Napoli” basterebbe da sola a dare il senso del “fuori misura” e della ‘sragione’ che sta ammorbando la vigilia di un doppio evento che dovrebbe inorgoglire il mondo del calcio italiano per il valore e per la tradizione delle sue squadre chiamate a confrontarsi.

Naturalmente, però, lo sport e lo spettacolo devono scansarsi e lasciare il passo alla difesa della pace sociale se, come in questo caso, possono essere usati come strumento di pericoloso disordine e di destabilizzazione violenta. Il fatto vergognoso e inaccettabile dell’intera vicenda è dato dall’identità degli autori principali di un copione che fin dall’inizio si sapeva potesse prevedere una conclusione di alta drammaticità. Le sconsiderate “uscite” del presidente De Laurentiis, le avventate punteggiature del sindaco De Magistris, gli sfoghi trasversali e vittimisti del tecnico Sarri hanno provveduto alla formazione nel cielo sopra Napoli di una nuvola carica di odio e di ira che minaccia di scatenare la tempesta perfetta. Di questo i dirigenti napoletani e chi non li ha saputi riportare alla ragione dovrebbero rispondere in prima persona almeno davanti alla giustizia sportiva per palese provocazione.

Il buon senso, a questo punto, suggerirebbe a tutti i tifosi della Juventus, napoletani e non, di starsene lontani dal San Paolo e magari proprio chiusi in casa prima che sia il questore della città a ordinare la misura restrittiva. Se io fossi il genitore di giovane bianconero o il parente di uno juventino, mai e poi mai permetterei una simile trasferta. Ma se la ragione impone di pensarla così esiste anche il diritto di ribellarsi ad una imposizione figlia di un’emergenza assolutamente estranea agli stessi incolpevoli appassionati bianconeri. Ciascun cittadino ha il diritto di andare dove meglio gli pare se le sue intenzioni non sono lesive della tranquillità e della pace sociale. Invece, per oggettiva responsabilità di terzi, i tifosi della Juventus verrebbero trattati ancora peggio dei Black Block ai G8.

Io credo che, a questo punto delle cose e visto che siamo ancora in tempo, dovrebbero pensarci la Federazione e la Lega Calcio in concerto con il ministero degli Interni a interrompere questo assurdo psicodramma con la decisione, super partes, di dichiarare lo stadio San Paolo e la stessa città di Napoli off limits per gravissime ragioni di ordine pubblico. Napoli e Juventus, insomma, dovrebbero andare a giocare le due partite in una zona neutra e vietata a entrambe le tifoserie. E’ chiaro che a pagare sarebbe la parte sana della napoletanità, che è poi la maggioranza. Ma è altrettanto certo che gli stessi tifosi azzurri saprebbero a chi dire grazie, senza dover andare manco troppo lontano da casa.