Paratici ha un modo chiaro di lavorare. Una frase che ripete spesso è "meglio vedere una volta in meno un giocatore in campo, ma andare una volta in più a cena con la sua famiglia". Perché gli uomini vengono ancora prima del giocatore, testa e cuore contano quanto i piedi. E trasmettere fiducia è importante. Faccia a faccia o anche solo virtualmente, con un telefono sempre all'orecchio. Meticoloso, vede milioni di partite, si innamora dei talenti e poi fa l'impossibile per portarli a casa. L'ha fatto con Vidal, l'ha fatto con Tevez o con Coman. Senza dimenticare Barzagli e quella marea di gare del Wolfsburg visionate prima di puntare su di lui. Lui, che poi è diventato uno dei massimi artefici della leggenda.
Non lavora da solo, ovviamente. Come spesso accade, il talento è frutto del lavoro di squadra. Paratici è eccezionale, ma come lui lo sono Ribalta e Longoria, capi degli osservatori, e Giani, primo degli osservatori. La passione di Paratici, poi, è per la Ligue 1, dove si è innamorato di tanti. L'ultimo è Tolisso, per dirne uno. E tanto talento nello scovare talenti non è passato inosservato: lo vogliono Tottenham, Arsenal, Liverpool e PSG. Lui, però, non vuole lasciare Torino e la Juve non vuole assolutamente privarsene.