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Che poi, alla fine, nello sconforto generale, le piccole note positive sono quelle che spingono ad avere più o meno fiducia nel futuro. E ad alimentare i sogni, le speranze e i desideri. Perché ora sembra un punto lontano, ma la Champions riparte dalla prossima stagione. E la Juve, dopo averci creduto sul serio in questa strana e affannosa annata, guardandosi allo specchio si è ritrovata finalmente sincera. Nei suoi limiti, nei suoi punti di forza. Messa a nudo dall'Ajax dei ragazzini terribili e talentuosi. Del resto, per far notare al Re la propria nudità, c'è sempre bisogno del candore di un bambino. 

FORTE DAVVERO - Ma nel marasma depressivo, dicevamo, alla fine qualcosina di utile - quantomeno per commentare - è arrivata. E non serve neanche pescare in campo, semmai starne ai bordi. A quelli decisivi. Szczesny, ad esempio. Ha fatto tanto e quasi abbastanza. E ha dato un segnale importante nell'anno in cui ha dovuto dimostrare al mondo, non solo bianconero, che prendere le redini di un mostro sacro è esercizio innanzitutto mentale, quindi tecnico. Da quel punto di vista, il portiere polacco si è dimostrato portatore sano di sfrontatezza. Quella giusta. Soprattutto, ha saputo interpretare al meglio il ruolo di sprone, di garante della difesa. E di ultimo baluardo. Roba non scontata, soprattutto per le grandi doti morali - e nel finale di carriera, forse solo quelle - di Gianuigi Buffon. Che però non nascondono la verità più concreta di tutte: per tutte questo, e per quello che ha dimostrato, Szczesny è tra i migliori poriteri al mondo. E sì, la Juve - ancora una volta - ha fatto la scelta giusta sotto ogni punto di vista.