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Il mercato ha consegnato a Pirlo una Juve probabilmente migliore rispetto alla scorsa stagione, di sicuro gli acquisti di Kulusevski e Chiesa (più che quelli di McKennie e Morata) permettono ai bianconeri di guardare al futuro con grande fiducia, trattandosi di giovani potenziali campioni. Nell’immediato, però, e quindi per quanto riguarda l’assalto al decimo scudetto di fila e alla Champions, in questa squadra rimangono tre lacune, tre falle, tre “buchi neri”. Eccoli.

1 IL TERZINO SINISTRO - Usiamo una terminologia antica, oggi tutti parlano di esterni, comunque il risultato non cambia: sulla fascia mancina la Juve rimane scoperta. Il solo Alex Sandro è poco per una squadra che deve affrontare gare decisive ogni tre giorni, se poi capita che il brasiliano si faccia male - com’è successo di recente - allora il vuoto diventa ancora più evidente. Frabotta è un giovane, ma non un giovanissimo (è del ’99), che fino a qualche mese fa giocava in Serie C: difficile immaginare che sia pronto non solo al doppio salto di categoria, ma addirittura a compierlo nella Juve e non in una squadra di fascia medio-bassa. A Roma in quel ruolo è stato schierato Cuadrado, che è sembrato un pesce fuor d’acqua. De Sciglio, usato all’occorrenza in quella posizione da Sarri, è stato ceduto. Danilo, altro tappabuchi a sinistra, è diventato titolare come centrale di destra. Bernardeschi verrà provato a tutta fascia, ma è una vera scommessa. Sorprende che, per la seconda stagione consecutiva, la Juve non abbia colmato questa lacuna.

2 IL CENTRAVANTI - Le idee della Juve prima e di Pirlo poi erano chiare: occorre un uomo che riempia l’area e sappia quando liberarla per creare spazi, che abbia fisico e tecnica per permettere a Ronaldo e Dybala di sfruttare le loro qualità realizzative, esaltandole. Inizialmente si è pensato a Milik, scelta sarriana, poi a Dzeko, a un certo punto anche a Suarez: tutte prime punte vere, che sanno giocare per se stesse ma anche per gli altri; non essenzialmente grandi goleador (il bosniaco non lo è), però capaci di integrarsi con i due fenomeni che la Juve ha in avanti. Alla fine si è andati su Morata, un calciatore completamente diverso, un centravanti poco centravanti, un corridore più che una sponda, un contropiedista più che un uomo d’area. Non è la soluzione ideale per coprire quel vuoto, anche perché - lo dice la sua storia - si tratta di un buon attaccante, certo non di un fenomeno.

3 IL CENTROCAMPO - Avendo intenzione di lottare anche per la Champions, la Juve avrebbe bisogno di un centrocampo di primissimo piano a livello internazionale. Quello attuale non lo è, tanto più che si è indebolito (o comunque ha perso certezze) con lo scambio Pjanic-Arthur, e McKennie non dà certo le garanzie che poteva fornire il campione del mondo Matuidi, al di là del calo atletico della sua ultima fase bianconera. Rabiot e McKennie, Bentancur e Arthur: coppie non da grande Juve. L’unica salvezza può essere rappresentata dall’esplosione del brasiliano a livelli che nel Barcellona non ha mai raggiunto, un rendimento che ha spinto il club azulgrana a cederlo. Anche qui in mezzo, però, i bianconeri appaiono incompleti, forse inadeguati.

Sia chiaro, la Juve rimane una squadra eccezionale, in grado di rivincere lo scudetto e di lottare per la Champions. Ma ha imperfezioni che il mercato poteva sanare. Non è successo.

@steagresti