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La freddezza con cui Andrea Agnelli ha liquidato l’uomo che ha costruito la Juve vincente delle ultime sette stagioni fa quasi impressione: ha buttato Marotta in un angolo come fosse un maglione consunto, mi hai riparato dal freddo e dunque grazie, ma questo grazie te lo dico senza trasporto perché in fondo sei un oggetto e anche vecchio. E le parole che ha pronunciato in Lega sembrano quanto mai stonate, anche dal punto di vista manageriale. In sintesi: dobbiamo continuare a crescere, quindi cambiamo.


Perché, quelli che prenderanno il posto di Marotta sono migliori di lui? Non era in grado di gestire l’ulteriore crescita del club, dopo averlo portato dal settimo posto fino a Cristiano Ronaldo? Come hanno dimostrato i successori di essere più pronti, più esperti, più adatti? Beh, sono giovani, la risposta.


Una risposta troppo facile e perfino - senza offesa - un po’ stupida: se la Juventus deve mirare ai massimi risultati, ha bisogno dei migliori manager in circolazione indipendentemente dall’età. Dov’è scritto che a 42 anni si sia più abili che a 61? Si ha forse maggiore freschezza, si ha certamente minore esperienza, ma in assoluto l’età è una caratteristica, non una qualità. Tra l’altro Marotta non dava l’impressione di avere mollato la presa.


Nel licenziamento di Marotta c’è ben poco dello stile Juve. Si rivede semmai lo stile Giraudo, manager carissimo ad Andrea Agnelli: uno stile costruito anche sulla spietatezza. Solo che questa cinica freddezza deve essere supportata da capacità fuori dal comune, altrimenti diventa controproducente. Toccherà all’ex rampollo di famiglia dimostrare di saper condurre la Juve in alto anche senza Marotta. Ed è chiaro che la sfida non riguarda l’attualità, perché la squadra è già fortissima, ma il futuro. Quando i giovani manager saranno un po’ più vecchi, vedremo ciò che avranno combinato.

@steagresti