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C’è chi pensa che Spinazzola non possa fare il terzino in una difesa a quattro (“perché ha bisogno dei tre dietro”) e chi, come Gasperini, ritiene invece che sia soltanto “un luogo comune da sfatare”. Il guru dell’Atalanta si era espresso così su Tuttosport, dopo Juve-Atletico: “Lo ha già fatto in Nazionale. Non esistono giocatori che possono fare l’esterno con un modulo e non con un altro”. Tutto bello e probabilmente anche molto vero. Il problema sono i dati: nelle 6 partite in cui Spinazzola è sceso in campo da titolare in campionato, la Juventus ha subìto ben 10 gol (ne aveva incassati 11 in tutto il girone d’andata). Di questi 10, più della metà (6) sono occorsi nelle gare contro il Parma (3), il Torino (1) e la Roma (2), ovvero nelle tre partite in cui Spinazzola è stato schierato da Allegri in una difesa a quattro. Un caso? Nì, perché i fattori sono tanti e spesso intrecciati fra loro. In questo pezzo tuttavia cercheremo di approfondire il lato oscuro del talento di Foligno, senza dimenticare al contempo le parole spiazzanti del Gasp.    
 
CONTRO LA ROMA – Anche se non ci occuperemo qui della fase offensiva di Spinazzola, fase in cui principalmente risplende (Spinazzola nasce esterno d’attacco), è essenziale parlarne un momentino. Leonardo sarà sempre un giocatore di spinta, che giochi terzino o laterale (esterno basso o di centrocampo). Non è raro, quando la Juve imposta e manovra, vederlo larghissimo coi piedi sul fallo laterale all’altezza degli attaccanti. Contro la Roma era sistematico. Poiché si era a quattro (4-3-3), dietro restavano Chiellini e Cáceres, affiancati nel giro-palla più da una mezzala a turno (Matuidi a sinistra, Emre Can a destra) che da De Sciglio, al quale era chiesto comunque di salire lungo l’out di destra, solo un po’ meno. Ecco, si sa che uno sviluppo del genere tende a creare dei vuoti alle spalle dei terzini. Devono perciò essere brave in copertura le mezzali, e i terzini stessi a rientrare in tempo, consumato che sia o interrotto l’attacco. Ma questo andare e tornare alla lunga è molto dispendioso, specie se si va alla maniera di Spinazzola, per incidere di continuo con dribbling e cross (vedi il bell’assist per Ronaldo nel derby). Il rischio allora è di calare o, peggio, averi cali a intermittenza. Non tanto fisicamente, quanto mentalmente. Ci si dimentica di essere quello che si è. Prendiamo il primo gol della Roma: d’accordo, qui a monte c’è Chiellini che si cimenta in un leziosismo non da lui (chi se lo aspettava il pallonetto a Florenzi?), ma vogliamo confrontare la reattività di Ünder con quella di Spinazzola?    
 


Non c’entra solo il fatto che Ünder era appena entrato. Il ritardo del bianconero è dovuto a una distrazione, all’esser colto di sorpresa, alla sprovvista. Forse c’è persino un poco di pigrizia. Di quella pigrizia involontaria che colpisce fatalmente e tipicamente i giocatori offensivi. E questo era il primo, quasi impercettibile errore della sequenza.
Spinazzola infatti si è comportato ‘peggio’ qualche istante dopo. Tattica individuale in questo caso, ma anche eccessiva fiducia nel fortissimo compagno di reparto. Perché non ha seguito subito Florenzi, lui che poteva, a differenza di Chiellini? Perché non ha impedito la triangolazione con Dzeko, stringendo in diagonale verso la porta?     



Un’altra distrazione a cui fa seguito prima uno strano movimento, incongruo rispetto agli eventi, poi il tentativo maldestro di innescare il fuorigioco. Sarebbe stato più semplice ed efficace lanciarsi dietro al capitano della Roma. Stessa pigrizia inconscia di prima? A volte sì, si usa il cervello per evitare una corsa appena più impegnativa.  
 


CONTRO IL TORINO – Procedendo a ritroso viene il derby. Contro il Torino Allegri ha schierato contemporaneamente e in una difesa a quattro Cancelo e Spinazzola. Quest’ultimo non ha di certo alcuna responsabilità sul gol subìto, anzi, è stato autore di una grande prestazione (primo assist in bianconero). C’è però una ripartenza del Toro abbastanza significativa che vorrei sottoporvi, nella quale paradossalmente il terzino portoghese si comporta tatticamente meglio di Spinazzola. Vediamola insieme. 



Primo tempo, è lo strappo palla al piede di Berenguer che porta alla conclusione di Belotti. Il centrocampo di Allegri viene lasciato lì dallo spagnolo in conduzione. Spinazzola si trova a metà strada fra terza e seconda linea e ha tutto il tempo per accorgersene, e ricompattarsi, e ‘scappare’ coi compagni di reparto. Non lo fa. Sottovaluta o non percepisce il pericolo imminente. Così un ‘facile’ 2 vs 4 si trasforma in un più complicato 2 vs 3. Belotti infatti taglia in diagonale davanti a Bonucci,  alle spalle di Chiellini. E Berenguer farà passare il pallone proprio in quel buco rimasto aperto tra Chiellini e Spinazzola. 



CONTRO LA SPAL – Ancor più emblematica ‘la dormita’ sul secondo gol della Spal a Ferrara, il gol vittoria di Floccari. Spinazzola di nuovo non avverte il pericolo. Non modifica la propria posizione e nemmeno l’atteggiamento del corpo, pur avendo sotto gli occhi l’uscita dalla linea di Barzagli. La retroguardia bianconera passa momentaneamente da cinque a quattro (al Mazza, la Juve scese in campo col 3-5-2, 5-3-2 in fase difensiva). Per questo motivo, qui, Spinazzola avrebbe dovuto adeguarsi e stringere, andando più vicino a Gozzi.  
 


Invece quando sul colpo di testa di Petagna Murgia anticipa di petto Nicolussi Caviglia portandosi il pallone in area, Spinazzola alza il braccio soltanto e chiede un fallo di mano. Resta fermo a guardare Murgia, col braccio alzato, finché Floccari non ne approfitta. 



CONTRO IL PARMA – La prima volta in cui Cancelo e Spinazzola hanno giocato insieme nella difesa a quattro è stato il 2 febbraio, in casa contro il Parma. L’unica volta in campionato che la Juve ha subìto 3 gol. Da allora molti si chiedono se i due possano coesistere in un sistema a quattro. Se non sia meglio farli giocare insieme solo in un 3-4-3 o un 3-5-2, per dargli più protezione e lasciarli più liberi. Come contro l’Atletico all’Allianz. Ci si dimentica però che, contro il Parma, mancavano i pilastri Bonucci e Chiellini. Nel derby infatti la retroguardia composta da Spinazzola, Chiellini, Bonucci e Cancelo si è comportata molto meglio (a parte l’episodio riportato sopra e il pasticcio su rimessa di Cancelo). Nel post Juve-Parma poi si diede troppo peso al fatto che tutti e tre i gol provenissero in un certo senso dalla fascia sinistra, quella di pertinenza del debuttante (da titolare in campionato) Spinazzola. Il 3-3 infatti nacque da un pallonetto assurdo di Mandzukic sulla bandierina, il 3-2 da una marcatura così così di Rugani su Gervinho e il 2-1 di Barillà da questa situazione qui, nella quale uno dei più innocenti è proprio Spinazzola.   



Al momento del cross di Kucka, Khedira non arrivò in tempo sull’inserimento in area di Barillà. Cancelo, d’altra parte, anche se tornava da un’ avventura lungo la fascia e avrebbe per questo meritato la copertura del centrocampista tedesco, avrebbe potuto lui stesso scattare in diagonale, dando almeno segno di aver percepito il pericolo.

Alla domanda delle domande, per concludere, rispondo tornando alle parole sagge di Gasperini, che penso valgano tanto per Spinazzola quanto per Cancelo: “Non esistono giocatori che possono fare l’esterno con un modulo e non con un altro”. Per difendere bene serve grande attenzione. Punto. Dal fischio d’inizio fino alla fine.