commenta
Juventus e Sampdoria hanno regalato, ciascuno secondo le proprie forze e qualità, ciò che tutti gli appassionati di calcio meriterebbero di ricevere in ogni occasione. Una partita davvero spettacolare che non ha fatto rimpiangere i quattrini spesi per il biglietto. Due squadre che si sono affrontate a viso aperto per gli interi novanta e rotti minuti cercando di superarsi l’una e l’altra attraverso lo strumento del bel gioco e basta.

Naturalmente, essendo quella del pallone una scienza assolutamente non esatta, può accadere che il finale della storia venga determinato da episodi accidentali che in ogni caso fanno parte del copione come un rigore o un gol annullato. Ed è esattamente quel che è accaduto nel confronto, ripeto bellissimo e cavalleresco, tra bianconeri e blucerchiati.

Una gara che, vista e poi magari anche riletta, dovrebbe aver provveduto a stemperare tutti i veleni che hanno preceduto, in maniera anche tragica questa ultima giornata dell’anno che stiamo per salutare, confermando che il calcio quando è gioco e divertimento agonistico produce soltanto pulsioni positive.

Dovrebbero essere contenti soprattutto coloro i quali anche dalle tribune pubbliche della critica hanno giustamente censurato i loschi protagonisti della parte malata del movimento e le loro orribili rappresentazioni da delinquenti piuttosto che da tifosi. Ecco perché a corredo e a commento specialmente di Juventus-Sampdoria sarebbe stato lecito e anche normale leggere giudizi di grande soddisfazione sportiva. Invece il “coro” degli urlatori e dei dietrologi di professione ha trovato il modo egualmente di farsi sentire e, come sempre, di steccare clamorosamente.

Odio parlare dei colleghi e, in particolare, di coloro che la professione mi ha dato l’opportunità di frequentare per anni e che, ora, ritrovo invecchiati come il sottoscritto ma evidentemente molto male. Enrico Varriale, per esempio, ha parlato di episodio “ai confini della realtà riferendosi al non-gol che l’arbitro Valeri ha annullato al doriano Saponara dopo aver consultato il (o la) Var. Direi che è proprio il giornalista napoletano ad essere scollegato con la realtà, poiché l’annullamento della rete ha fatto capo non a una decisione soggettiva ma all’applicazione di un regolamento il quale potrà anche essere sbagliato ma esiste.

A ruota ecco, poi, arrivare Ivan Zazzaroni il quale nelle vesti di direttore di un quotidiano sportivo avrebbe il dovere di esternare con garbo e oggettività di giudizio. Durissimo e “terroristico” il suo commento: "L’anno finisce con una direzione di gara da TSO. Sono senza parole”. Meglio sarebbe stato se il buon Ivan, che per l’intera settimana aveva predicato giustamente a favore di una campagna anti-razzista, avesse veramente taciuto. TSO sta per Trattamento Sanitario Obbligatorio e, forse, ad averne bisogno non è l’arbitro Valeri.

Morale. Non chiudiamo gli stadi alla brava gente. Ingabbiamo i delinquenti, politicizzati e non, ma imbavagliamo anche quelli che riescono a infangare anche una cosa bella.