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Tra tanta spazzatura che imbratta il mondo del web questa volta il riscatto del buon senso comune e della autentica fraternità sportiva arriva addirittura inattesa, per forma e modi, dall’Allianz Stadium di Torino attraverso un’immagine che il mondo del calcio con tutto il suo popolo avrebbe il dovere di far diventare il manifesto dell’intero movimento.

Né Ronaldo e neppure altri dei protagonisti in campo, per Juventus e Genoa, meritano la prima pagina con un titolone grande così. Il diritto alla propaganda se lo è infatti guadagnato, al cento per mille, il fermo immagine di quel ragazzino sorpreso nella curva solitamente destinata agli ultras con addosso la maglia del Napoli e circondato dai suoi coetanei vestiti di bianconero. Sorridenti. Felici. Abbracciati. Belli da morire. Tutti.

Non era una provocazione. Era un messaggio, forte e netto, di grande educazione sportiva e di assoluta inclinazione verso il gioco del calcio inteso come strumento per unire anziché per dividere che i giovanissimi uomini di domani e quindi anche tifosi ufficiali del futuro hanno voluto lanciare, indirettamente ma neppure troppo, verso coloro che solitamente “abitano” quella stessa curva in maniera totalmente diversa.

Questa volta i “padroni” di quel territorio praticamente tabù per tutti quelli che non sono ultras erano bimbi e ragazzini delle scuole di calcio la cui presenza allo stadio era stata giudicata alla vigilia dai soliti figli di quella madre sempre gravida che è l’imbecillità come strumentale, retorica e promozionale. La risposta è arrivata puntuale e con una potenza tale che volendo sbatterla in faccia a chi lo meriterebbe provocherebbe danni seri.

Uno spettacolo nello spettacolo, quel gruppo di amici variamente colorati, che rende onore ad una giornata sportiva davvero speciale iniziatasi all’ora di pranzo con le nostre ragazze terribili del volley, comunque d’argento, in un indimenticabile mondiale del sorriso e che è transitata dalla splendida fotografia di quei ragazzi insieme all’Allianz per mostrare e per urlare la loro felicità e la loro passione oltre le maglie e le bandiere. Nessuno, ma proprio nessuno, ha sentito la mancanza in curva e dentro lo stadio degli ultras e dei loro tamburi di guerra dei quali i veri tifosi del calcio farebbero volentieri a meno per sempre.