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Con buona pace di Paolo Conte (il cantautore, eh) la faccia po' così l'abbiamo anche noi che tifiamo Juve, dopo avere visto Genova e non solo i monferrini che temono quel mare buio che non si ferma mai. Buon per noi che gli scontri con i genoani non abbiano valenze decisive: in fondo si smaltiscono gli strali del fato, con una certa serenità. Si tratta però di contingenza favorevole. Immaginiamo solo per un attimo se la partita di domenica scorsa avesse avuto una posta in palio di enorme importanza; saremmo qui a ragionare con distacco? D'accordo, la Juve non sarebbe scesa in campo con la formazione numero 3 e con la testa più all'annunciato Ajax che alla vittoria numerata 25.

Tant'è che le cose sono andate come nell'aria pareva che si diffondessero. Fin qui tutto in regola. Mica tanto, in regola. La doppia sfida di andata e ritorno mi dà l'occasione di ragionare sul malcostume di una tifoseria, quella rossoblù, che rappresenta volente o nolente, il livello di cultura sportiva delle italiche genti che si avvicinano al calcio, mostrando spesso di non avere nulla a che fare con esso.

Gara di andata, il Genoa interrompe il ciclo di otto vittorie iniziali all'Allianz Stadium e tutta la stampa scritta e televisiva grida al miracolo. Grandi feste sotto la Lanterna, dove si predice un futuro da qualificazione in Europa. Fermare la Juve però porta male, molto male, quasi come se fosse una maledizione ed infatti il Genoa attende otto giornate per tornare a vincere, prendendo anche cinque reti a San Siro e sfangando il derby per un pelo. Questo comunque fa parte di un altro film e non ci cale mica. Stiamo sul pezzo. In quella partita, un difensore genoano si portò a spasso la palla con l'avanbraccio nel bel centro dell'area, ma l'arbitro del momento aveva altro a cui pensare ed il VAR era al bar, per fare rima.

In settimana ci fu una riunione tenuta dal sig. Nicchi, stufo di non vedere utilizzato il mezzo tecnologico da direttori di gara negligenti, non era infatti la prima volta. Una regola non scritta del calcio è che i tifosi hanno la memoria corta. La prova della veridicità della regola si è avuta subito dopo la cancellazione sacrosanta del presunto rigore fischiato al Genoa nel primo tempo, su un cross di braccio di Kouame sul braccio di Cancelo. Crossare di braccio non si può fare. Ebbene, il Luigi Ferraris all'unisono si è prodotto in un coro di grandi contenuti culturali, che faceva più o meno così: “Solo rubare, sapete solo rubare” E vabbè, siamo abituati, ma un po' ...girano.

Sullo 0 a 0, due rossoblù affossano Marione che stava tentando di saltare per intervenire di testa, è rigore ma non per l'arbitro Di Bello e per il VAR. Passi. Ancora sullo 0 a 0, Romero spinge via Marione in area, mentre il nostro sta per controllare un lancio rivolto a lui. Altro rigore, ma Di Bello è sconnesso e Mazzoleni sta accennando una lieve pennichella, data l'ora. Mi sarei aspettata una variazione sul tema di quel coro precedente, tipo: “Solo rubare, sappiamo solo rubare”, ma Marassi non fiata

Sarei curioso di captare i pensieri che passavano nella mente dell'arbitro (un amico lo ha definito Di Bello...Gallico). Azzardo: ho tolto un rigore al Genoa, adesso mi devo preoccupare di uscire sano e salvo, quindi non venitemi a scomodare con sti rigori netti per la Juve. Sconfitta immeritata? Niente affatto, non accampo scuse. Ma l'aria di trionfo che pervadeva i carrugi verso sera la diceva lunga su chi era convinto di avere vinto senza...“aiutini”.

La notizia della sconfitta juventina, avvenimento che succede ogni 329 giorni, ha fatto il resto e dei rigori pro Juve se ne è ricordata la Gazzetta al lunedì mattina, il colmo dei colmi. Ora mi aspetto che Di Bello non arbitri per tre settimane, pena comminata ad Abisso dopo Fiorentina – Inter, per gravi errori evidenti e accusanti.

Non mi attendo un sano riconoscimento da parte del tifo genoano di avere portato a casa il risultato con la buona intercessione di Eupalla. Lo scorso anno una Juve diversa e più “cazzuta” rimontò uno 0 a 2 dopo pochi minuti e con un rigore dato col VAR (appena neonato) che non aveva rilevato un fuorigioco precedente. Ah, ma allora è un vizio! A Genova ci rubano spesso le partite, ma “sappiamo solo rubare” noi. Fa piacere avere trovato una squadra che ci dà la paga, in fatto di furti. D'altra parte il presidente di questa squadra è l'unico in Italia ad avere un procedimento di radiazione finito in qualche cassetto della F.I.G.C. e che può vantare emissari con le valigette piene di banconote. Come diceva Cicerone: “Similes cum similibus facillime congregantur” Si vede che Di Bello, seppure Gallico, il latino non lo conosce.