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Possesso palla in mano agli avversari, poche occasioni, pareggio stentato, i campioni che la risolvono... Un attimo, dove abbiamo già visto questo scenario? La risposta è facile: era la Juve buttata fuori dalla Champions dall'Ajax, quella che spesso in campionato vinceva ma non convinceva. Quella che ha indotto la dirigenza bianconera a voler compiere la "rivoluzione giochista" e affidare la panchina a Maurizio Sarri, l'allenatore che per antonomasia fa giocare le sue squadre come se fossero le sue pedine degli scacchi, quello del "Sarriball", dei due tocchi e del possesso palla offensivo. A distanza di un anno, tuttavia, questo cambio di rotta sembra sempre più la "rivoluzione del Gattopardo": cambiare tutto perché nulla cambi.
  
POSSIBILE O NO? - Sarà che lo stile e il dna della Juve richiedono un allenatore differente, che sappia "semplicemente" (come amerebbe dire il buon vecchio Allegri) sfruttare il potenziale dei propri giocatori per vincere? Forse il tecnico "filosofo" che insegna calcio meraviglioso non è il profilo adatto per un organico abituato a vincere, e il cui leader è un certo Cristiano Ronaldo? Fatto sta che Sarri finora sta portando a casa il minimo indispensabile: uno scudetto vinto con buon margine (per ora) sulle inseguitrici. Cosa dobbiamo aspettare per vedere in mostra il suo gioco che fino a due anni fa incantava tutta Italia e costringeva la Juventus a fare gli straordinari (95 punti) pur di battere il suo Napoli? Ma forse la vera domanda è: ce lo si potrà mai aspettare questo famoso gioco, o in una squadra come la Juve è pura utopia?