5
Tra passi avanti e altri indietro, la Juve di Andrea Pirlo ha disputato tutta una serie di prestazioni incoraggianti in questa prima parte di stagione. In campionato restano le prove con la Sampdoria al debutto, ma anche quella con il Parma nell'ultima giornata. In Champions le passeggiate con la Dinamo Kiev tra andato e ritorno, ma anche la trasferta in Ungheria sul campo del Ferencvaros e ovviamente il trionfo del Camp Nou. Per quanto possa essere sembrato anche poco appariscente, tra i vari punti in comune nella formazione titolare schierata da Andrea Pirlo in quelle occasioni, tutte quante, ce n'è uno in particolare: Aaron Ramsey. È lui l'uomo più adatto al ruolo di jolly, un po' esterno, un po' mezzala, un po' trequartista. A un ritmo completamente diverso da quello imposto da Weston McKennie ma con una qualità nella scelta delle giocate che spesso fa la differenza. Finendo per diventare uno di quei giocatori che a conti fatti si fanno sentire quando non ci sono anche se si notano poco quando sono in campo. Fondamentale, quando c'è e sta bene. Con un grosso problema: sapere quando ci sia e quando stia bene, è un'impresa. E un grande dilemma: vale la pena continuare a investire circa 7 milioni netti l'anno per un giocatore che regge circa due partite al mese?

Ci sono due risposte a questa domanda, una del campo e una del bilancio. Scoprile nella gallery