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A pensar male, nel pallone italiano, si racconta la carriera di Giovanni Carnevali, proprietario di quattro aziende di marketing sportivo e direttore generale del Sassuolo di Giorgio Squinzi. Capelli fluenti, mascella volitiva, esteta del calcio ( affari, non schemi): Carnevali, chi era costui? No, forse è poco, troppo poco. Banale, suvvia. Carnevali è tante cose, tante facce, tante poltrone. E un legame solido con radici piantate da trent’anni con Giuseppe detto “Beppe” Marotta, il capo della Juventus. Quello che compra e cede calciatori, li prende in prestito, li opziona per il futuro, li fa svezzare o svernare un po’ di qua e un po’ di là.

AI TEMPI di Monza, Ravenna e poi Como, tra gli Ottanta e Novanta – la stagione che trascina il campionato dall’epica di Sandro Ciotti al denaro gonfiato con le televisioni – Marotta allestiva squadre e Carnevali vendeva magliette. Beppe non ha smesso, e adesso sta per celebrare il settimo scudetto di fila. Giovanni ha compiuto un giro più largo e ancora più proficuo. Ha fondato la Master Group Sport, l’ha declinata di recente con la Master Group Media e l’ha ampliata con la Star Biz e la Believent: organizza eventi per palle di ogni genere e ogni federazione, pure la pallavolo femminile, raduna sponsor, fa brillare i marchi ( pardon, i brand) sui cartelloni, ingaggia ex calciatori e cantanti, organizza cerimonie sportive e fattura oltre 12 milioni di euro.

CON UN ANNO di servigi al marketing, Master Group ha ammaliato la famiglia Squinzi e così il patron di Mapei nonché ex presidente di Confindustria, ormai quattro anni fa, gli ha consegnato la totale gestione del Sassuolo. E l’amicizia con Marotta, sempre sincera, riconosciuta con orgoglio da Giovanni, di quelle amicizie che s’alimentano in luoghi pubblici e privati, l’ha spinto un po’ nei meandri del dietrologismo, chissà degli imbarazzi, di certo dei sospetti dei tifosi, degli addetti ai lavori e ai livori. E poi le coincidenze, maledette coincidenze, non aiutano, non salvano Carnevali. Ronzano le domande, ronzano parecchio, in questi ambienti saturi di mostri più o meno reali. Non soltanto perché Marotta ha assunto la figlia di Giovanni al marketing della Juve, per emulare – che male c’è? – le imprese di papà. Non soltanto perché Carnevali è il testimone di nozze di Beppe. Non soltanto perché per tanti giocatori gli spogliatoi di Juventus e Sassuolo s’assomigliano: tra chi saluta e ritorna, è un affollato andirivieni fra bianconeri e neroverdi.

E ANCORA, per concludere l’estenuante e magari pretestuoso elenco, l’ultima coincidenza si consuma stasera all’Olimpico di Roma. Per la quarta edizione consecutiva con la Juventus in finale di Coppa Italia, la Master Group Sport di Carnevali – per la quarta volta consecutiva – è titolare (leggiamo dagli annunci ufficiali) dei “diritti promo pubblicitari e delle attivitità di pubbliche relazioni”. Più prosaicamente: Carnevali è il tramite che gli sponsor – tra cui la Mapei di Squinzi – hanno arruolato con la Lega Calcio per far luccicare la Coppa, non proprio un pezzo attraente, davanti allo sguardo di milioni di spettatori/consumatori. Un servizio da mezzo milione di euro. Celebrata la funzione in campo, Master Group monta un palchetto ai piedi della tribuna vip, fa librare in volo centinaia di palloncini tricolori, fa lanciare l’Inno di Mameli e affida il trofeo al capitano dei vincitori. O la Juve o il Milan. Tra un paio di settimane, però, Carnevali non può sbagliare: per l’ennesimo campionato, Master Group organizza la festa allo stadio di Torino per lo scudetto di Buffon e compagni. Calma, niente mugugni. Il baldacchino per il tricolore è un’invenzione di Master Group da un decennio. Il dirigente più esposto di una squadra di Serie A può lavorare per la Lega che rappresenta anche il Sassuolo e per la Figc che rappresenta anche la Lega e dunque anche il Sassuolo? Qui o c’è un odorino di conflitto di interessi o c’è una gigantesca coincidenza. Con Carnevali si propende per la seconda ipotesi. Master Group è il plenipotenziario dell’immagine della Lega pallavolo femminile. Dov’è la sede della Lega? Nello stesso palazzo milanese di Master Group Sport. Vabbè, coincidenze.


Da un articolo de Il Fatto Quotidiano, datato 9 maggio 2018.