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Federico Bernardeschi oggi è un giocatore perso. Perso dentro agli errori, smarrito in campo e nello sguardo, spento. Molto lontano da quel talento che emozionava, che alla Fiorentina aveva conquistato tutti e che nel suo percorso alla Juve in molti avevano avvicinato a Baggio, per colpi e speranze. E, invece, si è perso. "E non sa tornare", come cantava De André. La sua strada ha trovato tanti ostacoli, tra i diversi ruoli, gli infortuni, la concorrenza e una certa ostilità dei tifosi, negli ultimi tempi divenuta insopportabile. Sì, perché al netto degli errori, tanti, troppi, lui è diventato il bersaglio delle critiche di molti, il capro espiatorio di tutti i peccati della Juve. Che ora ne paga le consguenze. 

LO SGUARDO - Il problema, oltre che nei tanti ruoli provati - l'ultimo esperimento è ancora in corso - è senza dubbio mentale. Perché il Bernardeschi spesso visto in Nazionale non è quello della Juve. Lì sa essere decisivo, concreto, più semplicemente leggero. Senza i fischi sa e può esprimersi, sa muoversi, sa rispolverate quel talento che si inibisce di fronte all'ostilità. Alla Juve tutti ricordano la sua partita contro l'Atletico Madrid, il suo contributo nella clamorosa rimonta, una delle più belle di sempre, ma ci si ferma lì. Chiaramente non può bastare, non possono bastare 90' ad appagare il pubblico bianconero per anni, e nemmeno sarebbe giusto. I fischi e le dure critiche di questi anni, a volte eccessive, però hanno solo spinto Bernardeschi in un vortice dal quale fatica ad uscire.

RIABILITAZIONE - Sconfortato, rassegnato, quasi doloso per una Juve che su di lui punta ancora molto, che di certo non lo reputa un esubero, semmai un giocatore da recuperare. Pirlo lo sa e su di lui sentenzia: "Psicologicamente è un po’ giù per l’errore di domenica e quello nella partita di oggi. La fiducia la deve ritrovare prima di tutto dentro di lui. Deve lavorare nella sua testa, deve essere tranquillo e deve aver voglia di giocare a calcio. Giocare non deve essere una cosa che ti porta dentro tristezza o pressioni, ma deve essere una cosa bella e quando scendi in campo di devi divertire. Purtroppo in questo momento ha in testa altre cose e dovremo lavorarci. Parliamo di un giocatore sul quale faremo grande affidamento”. 

COLPA DEI TIFOSI - E' facile intuire la natura di questa perdita di fiducia. Ecco perché dire è altrettanto facile dire che questo Bernardeschi è anche il frutto dell'odio sprigionato dai tifosi, che l'hanno reso bersaglio e l'hanno privato della fiducia necessaria per essere determinante. Negli occhi ci sono due immagini: il suo sguardo quando conquista il rigore contro l'Atletico, infuocato, determinato, implacabile. E gli stessi occhi, dopo l'errore e la sostituzione con il Verona: spenti, smarriti, persi nel vuoto di chi vorrebbe dare di più. E forse ha bisogno di un aiuto.