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Capiamo gli allenatori costretti, nel dopo partita, ad apparire davanti ai microfoni e, se gli è andata male, a cercare una giustificazione accettabile (non necessariamente limpida) per una sconfitta. Ma ieri sera, la diplomazia di Pirlo ha rasentato l’ipocrisia quando ha detto che ha giocatori ancora troppo giovani e senza esperienza, oltre a recitare il solito mantra del cantiere aperto. Anche il Barcellona è una squadra in transizione, galleggia a metà classifica nella Liga (ottavo posto) e ha perso da poco, assai malamente il “Clasico”; anche il Barcellona ha giocatori giovani (ieri, all’Allianz, due diciassettenni) eppure ha vinto e convinto.

CANTIERI APERTI - Lasciamo stare i tre gol di Morata in fuorigioco millimetrico (una regola disastrosa che premia il controllo sul gioco, la tecnologia sul reale se permette di annullare una rete per un quinto di mignolo e un decimo di alluce), ma, alla fine, la Juve non ha fatto un tiro valido in porta, probabilmente Neto non è nemmeno andato sotto la doccia e il Barcellona poteva chiudere con una manita. La differenza tra i due cantieri è stata impressionante, dovuta a tecnica, ma anche a condizione atletica: una squadra correva velocemente, l’altra arrancava lentamente. Uno dei due cantieri rischia di costruire case che non stanno in piedi: non perché un campione (Dybala) fosse comprensibilmente fuori forma, nemmeno perché un annunciato fenomeno come Kulusevski vagava per il campo, inciampando sul pallone. 

PROBLEMA CENTROCAMPO - Il fatto è che l’ormai annoso problema del centrocampo juventino non è stato risolto, ma nemmeno affrontato. Continua l’equivoco (ripetuto in campionato) della mancanza di forza, nerbo e determinazione, mai più realmente ritrovata dal dopo Vidal (quello di allora), dal dopo Marchisio e dal dopo Pogba. Rabiot e Bentancur sono, non da ieri sera, due moschettieri che tirano di fioretto: il francese disegna arabeschi inconcludenti o corre senza direzione come un cavallo scosso del Palio, l’altro “bradipeggia”, moscio, senza tentare nemmeno un lancio. Il piede lento o evanescente, la testa bassa dei centrocampisti non sono mai stati capaci di servire Chiesa libero o sommariamente marcato. Arthur non perde la palla, ma gioca in orizzontale in uno spazio limitato, McKennie è quel giocatore capace di chiudere e reimpostare?

L'IDEA - Eppure il calciatore adatto a cantare e portare la croce, a lottare e governare, insomma a rinsanguare il centrocampo juventino con fisico e coraggio, il campionato passato lo ha messo in vetrina. Non era tanto lontano: Amrabat, un lottatore rapido, forte, dinamico, che da solo vale assai più di campioni mai maturati (a parametro zero) o di volonterose promesse mancate. L’età, l’inesperienza, nella sconfitta di ieri e nel cantiere di oggi, temiamo che non c’entrino nulla.