Che alla Juve si pensasse già ai preparativi per le festività prima di un match di campionato era impensabile in altri tempi. E la cosa è tanto più spiazzante se si pensa che la squadra attuale è settima in campionato. La situazione è anche sintomatica di come alla Juve, oggi, Allegri sia un uomo solo, e debba fare sia l'allenatore che il direttore generale. Lo abbiamo già scritto in questa rubrica, e lo ribadiamo: alla Juve mancano uomini come Boniperti, Moggi e Marotta, presso i quali il tecnico di turno poteva trovare conforto, protezione e consigli nei momenti di difficoltà. Oggi, alla Juve, intorno ad Allegri c'è il deserto.
Intorno ad Allegri oggi ci sono: Maurizio Arrivabene, amministratore delegato con delega all'area sportiva, l'uomo dei numeri e della proprietà, senza esperienza nel mondo del calcio; Pavel Nedved, il vice presidente al quale manca sempre qualcosa per crescere in autorevolezza e carisma, l'uomo che nel 2019, insieme a Paratici, aveva deciso di esonerare Allegri; Federico Cherubini, il direttore sportivo alla prima esperienza in questo ruolo in un top club. E poi c'è il presidente Agnelli, il cui impegno al momento sembra più orientato al futuro del club e del calcio che all'operatività del presente. Ha detto bene Alex Del Piero, parlando del 'caos' Juve: "Non solo i tre allenatori in tre anni, ma anche la successione degli addii di Marotta e Paratici...". E' in questa situazione che Allegri deve operare, da solo nelle difficoltà della Juve attuale. L'unica novità, nell'ultima settimana, riguarda le dichiarazioni di Arrivabene, sul caso plusvalenze e sul mercato. Sono state le prime parole di un certo peso dell'ad da quando è in bianconero: l'augurio, per la Juve, è che siano la premesse di una presenza sempre più autorevole e pregnante, cosa di cui tutto l'ambiente ha bisogno.