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Il calcio è cambiato eccome. Una considerazione terribilmente banale ma non parliamo di diritti televisivi e di tutto quanto a livello economico-finanziario sta dietro al business del pallone. Anche se poi a ben vedere almeno in parte questo motivo è alla base  del nostro ragionamento. Fino agli anni Novanta c’era la ritualità della ripresa agonistica estiva: il raduno con l’entusiasmo dei tifosi calibrato all’andamento della campagna acquisti e all’arrivo o meno di presunti campioni, il viaggio per il ritiro, la preparazione che si svolgeva in altura in un fresco canonico quanto salutare, le amichevoli che partivano dalla galoppata contro la squadra semi amatoriale del posto (che si gustava il suo momento di gloria) fino ad arrivare in modo graduale ai test più impegnativi. Che fino agli anni Ottanta erano i gironi a sei squadre di Coppa Italia, autentico preludio al campionato mai calendarizzato ad agosto. Sembrano passate ere geologiche. Ora si va in ritiro sempre meno in montagna (se ci si va vuol dire che le località turistiche pagano per ospitarti), si  lavora nel caldo asfissiante delle città, soprattutto nella canicola in giro per il mondo con amichevoli pagate a peso d’oro e affrontate al piccolo trotto dopo estenuanti viaggi. E quindi capaci di dire ben poco a livello tecnico considerate anche le sterminate sostituzioni. Che significato ha ora una preparazione fatta così tra un luogo e l’altro in luglio e agosto? E’ giustificata solo dal soldoni che entrano in cassa (fattore non trascurabile) ma non da altro.

Vedi cosa è successo alla Juventus pochi giorni fa. Ultima amichevole con la Roma di un asettico ma ben remunerato torneo in terra americana, viaggio di rientro immediato in Italia, tre giorni di riposo in cui molti giocatori invece di starsene tranquilli e recuperare ogni tipo di energie si sono imbarcati in altri mini viaggi verso il mare. La squadra si è ritrovata il giovedì per un allenamento doppio. Il venerdì, dopo la rifinitura, è partita per Londra dove - imbastita dal carico di lavoro e dalla fatica per i viaggi a ripetizione - ha preso una solenne batosta dal Tottenham. In cassa, è vero,  sono arrivati i soldi, si è approfittato per perfezionare la cessione Oltremanica di Mario Lemina ma a livello di lavoro finalizzato alla preparazione non è valso a nulla se non ad alimentare dubbi a una settimana dalla Supercoppa con la Lazio. Ormai è tutto è sfrenata ricerca di soldi e poco importa se si  rimediano figuracce. Incassare è importante ma rimpiangiamo quegli agosto in cui si passava dal Casale all’Alessandria prima di arrivare al test ferragostano tra Juve A e Primavera che era la festa della famiglia Agnelli e di tutti i bianconeri. Era preceduta da quindici giorni con poco pallone e tanta fatica. Corse in salita e in pianura, test graduali e parecchio fieno in cascina. Dove non arrivavano i soldoni attuali ma salutare benzina su cui poter far conto per tutta la stagione.