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Nell'intervista in edicola oggi su Sportweek Zlatan Ibrahimovic ha analizzato anche il suo periodo alla Juventus. In quei due anni, dal 2004 al 2006, Ibra fu allenato da Fabio Capello e vinse due scudetti, poi revocati da Calciopoli. Era un giovane di enormi talento e ambizione che arrivava dall'Ajax per spaccare il mondo e diventare ciò che poi sarebbe diventato. Ecco come l'attuale giocatore del Milan descrive la sua esperienza in bianconero, dal punto di vista soprattutto dell'integrazione caratteriale con l'ambiente.

'NON ERO NESSUNO' - "Quando arrivai alla Juventus - spiega Ibrahimovic - c'era una mentalità totalmente differente rispetto al Malmoe e all'Ajax. Ti rispettavano, però eri uno dei tanti, non eri 'wow, ci pensi te'. Mi ricordo ancora un duello tra Del Piero e Thuram... Del Piero era una stella: controlla la palla e arriva da dietro Thuram: bam, lo butta giù. Ho pensato: 'Se tocca così Del Piero, a me m'ammazza'. Io non ero nessuno. Tutti gli allenamenti erano così: duri, duri, duri".

CAPELLO - Ed ecco il pezzo forte: l'approccio con mister Capello: "Lui leggeva la Gazzetta: 'wow, in Svezia il giornale rosa è il calcio'. Al primo giorno di allenamenti entro in spogliatoio e dico 'Buongiorno mister'. Mi avevano detto che si faceva così. Lui continua a leggere, cambia pagina, legge il caffè. Passano 15-20 minuti e non sento niente. Lui chiude il giornale e va fuori. 'Porco', penso. Se mi tratta così significa che devo dimostrare di essere qua. Ecco, lui mi ha fatto sentire che non ero nessuno. Poi mi ha detto 'Non chiedi il rispetto, te lo prendi'. E io l'ho preso".

L'UNICA COSA CHE CONTA - Ed ecco l'aneddoto finale di Ibra: "Ci allenammo al Sisport, vicino al vecchio stadio Comunale. C'erano due campi, ma le docce otturate. Quando entri in casa Juve è tutto super, lì invece facemmo la doccia io, Trezeguet e altri due e si allaga tutto. Penso 'che schifo'. Fuori c'era Moggi e gli dico 'Non è normale, siamo la Juventus'. Mi risponde: 'Ricordati che non sei qua per stare bene, sei qua per vincere'. Questo l'ho portato sempre con me: vincere è tutto!"