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Agnelli ce l’ha con Lotito. Anche Agnelli. Come lui, tutti i presidenti, proprietari e dirigenti degli altri grandi club di Serie A (tranne uno). Il motivo? Fa il furbo, secondo loro. E’ capitato tante volte nel corso degli anni, ma da quando è esplosa la pandemia, e il calcio è andato in grave crisi economica, gli episodi si sono moltiplicati e aggravati. Perché se le partitelle a maggio erano vietate la sua Lazio le giocava? E perché se adesso un calciatore è positivo viene tenuto fuori in ogni squadra, mentre il numero uno del club romano apre un contenzioso medico-scientifico per farlo giocare?

Attenzione, il problema non è solo tecnico. Per capirsi: Agnelli non è preoccupato, indispettito, arrabbiato unicamente perché in questo modo Lotito cerca di ottenere per la Lazio un vantaggio che poi si trasforma automaticamente in svantaggio per i suoi avversari (e domani, ad esempio, c’è la partita contro la Juve). La questione riguarda anche i danni che le scelte di Lotito portano al calcio nel suo complesso. In un momento in cui il Governo ha mille preoccupazioni ed emergenze, ma non mette in dubbio la prosecuzione del campionato di Serie A (decisione vitale per la sopravvivenza dei club), dare un messaggio negativo rischia di avere conseguenze devastanti. Con quale coraggio la Federazione può chiedere aiuto o comprensione allo Stato se c’è il pericolo che le vengano rinfacciate le furbate di qualche presidente?

Per questo Agnelli è tra i più convinti oppositori di Lotito: secondo il numero uno della Juve, i suoi comportamenti rappresentano una minaccia per il sistema calcio. Esattamente come quelli di De Laurentiis (è lui il presidente di cui parlavamo in apertura, il meno duro con il collega laziale tra i proprietari delle grandi società). In un momento così drammatico, la Serie A non può essere messa a repentaglio da chi cerca vantaggi personali. E non è detto che tutto questo non venga fatto notare in via ufficiale in occasione di Lazio-Juve, una partita che rischia di essere un caos annunciato.

@steagresti