Diciamo rivoluzione nella tradizione: dovrebbe cambiare il gioco, non gli interpreti, che in buona parte, resteranno. Ma è davvero Sarri l’uomo giusto? Vediamo, al netto delle solite schermaglie "caratteriali" dei tifosi ("al Napoli sparlava della Juve", "è sempre sciatto, con la barba non fatta" e così via) i pro e i contro.
Questa è la sua prima vittoria, il suo primo trofeo, a meno di non considerare tali le promozioni in serie superiori. In Italia il suo Napoli esprimeva un bel gioco, ma è sempre arrivato secondo. Una cicala, insomma, rispetto alla formica Allegri. Non è, secondo i suoi critici, capace di far ruotare la squadra: saprebbe utilizzare un numero limitato di giocatori per arrivare scarico alla fine.
Chi lo apprezza ricorda l’ottimo lavoro a Empoli e fa notare che l’organico del Napoli era inferiore a quello della Juve, che la panchina azzurra si è sempre palesata come più corta rispetto a quella bianconera. E, soprattutto, Sarri a Chelsea è divenuto meno provinciale. Sarebbe poi la Juve a farlo crescere ulteriormente in un ambiente diverso, in un'altra società.
Alla fine, come si diceva, con Sarri si tenta la discontinuità, che porta con se qualche rischio. Ma, come dicono i giapponesi, nel rischio si cela l’opportunità.