CI PENSA CRISTIANO - Aveva iniziato come un diesel qualsiasi, Ronaldo. Si è ritrovato motore perfetto di una macchina che spesso però ha dovuto guidare: un po' per tenerla sul pezzo, un po' per dare saggiamente di gas. Comunque, 19 reti in 27 partite. Poi 10 assist. Una doppia doppia che si è abbattuta sulla Serie A trasformando ogni suo gesto, ogni suo sguardo, ogni sua smorfia in un evento. Giusto un dato: qualsiasi gara in trasferta - qualsiasi - della Juventus in Italia ha fatto registrare un onestissimo sold out. Lo Stadium ha fatto il record di presenze e quello d'incasso. Tutto il mondo ha visto quel sette in maglia bianconera, lui ha fatto il massimo per riflettere la propria luce anche sulla squadra. Un ruolo, quello di simbolo permanente, stipulato in quel patto da gentiluomini in Grecia, quando i pensieri hanno centrato la realtà dei fatti. Un percorso di crescita continuo e proficuo, portato a braccetto verso numeri incredibili ed esaltanti.
L'EFFETTO - E' stata la Juve di Cristiano, sì. Ma anche Cristiano è stato l'attaccante della Juve. Si è sacrificato come mai aveva fatto negli ultimi scampoli di esperienza madrilena, ha trascinato i compagni con una leadership che non era scontata. Poi si è fatto sentire. Quando il mondo Juve si è fatto titubante, lui ci ha messo la faccia e ha zittito le prime e fastidiosissime voci. E l'effetto, oltre alle storie di borse e ai giochi economici, forse è arrivato principalmente lì, in campo. Dove ha avuto forza e lucidità per scegliere i momenti in cui la squadra andava tenuta per mano e accompagnata alla gloria. Ci vuole intelligenza, oltre al talento. Ci vuole, soprattutto, un grande spirito di sacrificio. La Juve con Ronaldo avrà vinto uno scudetto anche più facilmente, ma il vero guadagno è stato nell'etica e nell'esempio. Più dei gol, così i bianconeri sono arrivati a un livello superiore.