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C'è fischio e fischio. Quello buono, e come tale comprensibile, legittimo, quasi gentile. E quello cattivo,vale a dire becero, inqualificabile e inaccettabile.
L'ho appreso scorrendo, sui social, i commenti di esimi addetti ai lavori pubblicati subito dopo Italia-Portogallo, a commento della dichiarazione fatta da Bonucci sui fischi appena ricevuti a San Siro. Questa: “La madre degli imbecilli è sempra incinta”. Un politically-no-corrett che, ai più, non è piaciuto. Anzi, gli ha dato proprio fastidio. Perché - è la loro tesi - i fischi non sono insulti, e, in fin dei conti, Bonucci se li è pure meritati per come si è comportato la scorsa estate col Milan.
Vado a memoria: quando Bonny fece ritorno all' Allianz Stadium da avversario, fece pure goal ed esultò mimando il solito lavaggio della bocca, se non sbaglio da Milano e altrove attaccarono i tifosi juventini, colpevoli di averlo fischiato e insultato. Gli antisportivi e scorretti erano loro, non Bonucci.

Sono gli stessi che, due mesi fa, si sono indignati quando il medesimo trattamento di fischi&insulti lo ricevette, sempre in quello stadio, Carlo Ancelotti, che con gli juventini ci litiga dall'inizio del secolo. Uno che agli insulti reagisce eccome, sia in campo (dito medio alzato rivolto al pubblico, emblematico quello dopo un trofeo Tim) e sia per iscritto (sulla propria autobiografia ha riservato alcuni passaggi proprio ai tifosi della Juve, definendo un po' alla Bonucci quelli che puntualmente lo insultano delle "menti eccelse"). Perché, com'è umano che sia, dopo un po' ad Ancelotti scappa la pazienza, ed ogni volta che gli succede trova sempre nella critica un'alleata.

Così come capita in Italia pure a José Mourinho. Conferma la si è avuta qualche settimana fa, quando il portoghese è transitato dall'Allianz Stadium ed ha risposto ai cori contro di lui col gesto provocatorio dell'orecchiante, diventato subito una delle icone dell'antijuventinismo. La solidarietà nei suoi confronti è stata pressoché unanime.

Non la sta trovando ora Bonucci. O meglio, il secondo Bonucci, quello tornato ad essere juventino. Quello fischiato, insultato e che si è visto srotolare in faccia lo striscione “Peggio di te solo Schettino” durante l'ultimo Milan-Juve, senza essere nemmeno sceso in campo. In quell'occasione nessuno si è indignato. Circa una settimana dopo Bonucci è tornato a San Siro, con la Nazionale, e ha ricevuto la seconda razione di fischi e pernacchie. E com'è capitato ad Ancelotti e Mourinho, pure lui ad un certo punto non ce l'ha fatta pià, e appena gli è stato chiesto se lo aveva infastidito l'accoglienza ricevuta da una parte dei tifosi milanesi, ha mollato i freni inibitori: “Sono degli imbecilli”. Ed ha scatenato il casino, perché lui non può permettersi di offendere i milanesi, nello specifico i milanisti, dopo averli sedotti e abbandonati. Soprattutto quando indossa la maglia della Nazionale. A dire il vero, uno immagina che proprio durante una partita dell'Italia il pubblico dovrebbe mettere da parte i rancori personali e tifare compatto per gli azzurri, ma a Milano non è andata così. Pure il CT Mancini ha stigmatizzato in negativo quanto accaduto sugli spalti, ma è fregato a pochi. Il dibattito si è concentrato solo sulla reazione di Bonucci, ed è partito il linciaggio.

Mio parere personale: per principio non mi piacciono i fischi, i cori offensivi e discriminatori, gli striscioni beceri, ma nemmeno i moralisti a targhe alterne.
Nota a margine: nella medesima serata, da una curva del Meazza è partito per almeno cinque volte il coretto "M" ad ogni rinvio dal fondo di Rui Patricio. Oltre ai commentatori Rai, pare non l'abbia notato nessuno. Pensare che quando, qualche anno fa, accadde la stessa cosa all'Allianz Stadium, la medesima critica sportiva scatenò un processo ai bimbi delle scuole calcio che, quella volta, riempirono la curva Sud, e la procura federale squalificò poi per un turno di campionato quel settore dello stadio perché gli adulti non erano intervenuti per zittire i bambini.
Ricordo che, in una trasmissione tv, dissi di aver sentito quel coretto anche in altri stadi. Mi venne risposto che a Milano non era mai capitato e mai lo sarebbe stato.
Appunto.
E stavolta sugli spalti c'erano adulti e bambini.

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