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Parola a Higuain. Non Gonzalo, ma Jorge, suo padre. Il “Pipa” senior, ex difensore, si racconta sulle colonne de La Gazzetta dello Sport in vista della finale di ritorno di Copa Libertadores tra River Plate e Boca Juniors: “Non ho visto in diretta l’andata, perché ero allo stadio per Milan-­Juve. Poi ho recuperato con immagini e ar­ticoli vari: il River è stato più vicino al successo, ha creato più gioco e occasioni da gol. Una partita vibrante, vertigi­nosa e il risultato è positivo. Peccato solo che non ci sia la regola dei gol in trasferta. Col formato precedente il River avrebbe avuto un vantaggio si­gnificativo”.

TIFO RIVER - “Io nasco come hincha di Fer­rocarril Oeste perché quella era la squadra di mio padre. Col Boca sono rimasto un an­no, col River 4. Lì ho vinto il campionato e lì i miei figli sono cresciuti tanto a livello sporti­vo come sociale visto che sono andati alla scuola del club che accompagna la carriera dei canterani. È normale che in un Clásico la mia preferenza vada al River”.

LA FINALE - “E’ una benedizione per­ché riporta l’attenzione del mondo a casa nostra e dimostra che il fútbol argentino può an­cora dire qualcosa, che ci sono buoni giocatori e che il campio­nato continua ad essere una cante­ra per il mondo. Per noi a livello di club questa è la partita più im­portante della storia, ma il sen­timento d’orgo­glio calcistico va oltre le due tifo­serie coinvolte”.

PROBLEMA SOCIALE - “Oggi i ra­gazzi preferiscono giocare col telefono o col tablet più che con la pelota", aggiunge Jorge Higuain: "È una lotta costante e la famiglia deve fare di più. I genitori devono portare i bam­bini al parco a giocare, non to­glierseli di dosso dando loro un aggeggio elettronico: troppo comodo. È un problema sociale che sta investendo il mondo in­tero, perché io parlo con amici in Italia e dicono lo stesso: an­ che a voi mancano i giocatori, tanto che siete rimasti fuori dal Mondiale. Quando vado in giro a Milano, a Madrid, o prima a Torino, io non incontro bambi­ni che giocano a pallone. Mio padre mi portava al parco tutte le domeniche e poi a vedere il Ferro, e io facevo lo stesso con i miei ragazzi: parco e River”.