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Higuain è tornato, proprio come avevano previsto e detto più volte tentando di mettere a tacere le voci di coloro i quali sostenevano un suo prematuro de profundis. Lo ha fatto a modo suo, esprimendo con quei due gol rifilati al Milan tutta la rabbia che covava dentro frutto della frustrazione del bomber in panne. E la sua gestualità, mostrata dopo la realizzazione della seconda rete, è stata molto più significativa di un labiale. "Ecco, finalmente ci siamo!” c’era scritto sul suo volto di campione nuovamente felice.

Nessun stupore, per il risveglio del leone. Semmai sorpresa per coloro che si sono stupiti senza aver capito che il fuoriclasse argentino non si era addormentato ma, molto più semplicemente, come una crisalide nel suo bozzolo si stava trasformando in un qualche cosa di altro rispetto al suo originale. Una metamorfosi prodigiosa e importante sia per lui e sia per la Juventus la quale potrà contare su un bomber che non sarà più solo e soltanto una macchina da gol poiché alle sue qualità innate ha fatto attecchire un valore aggiunto fondamentale. Oggi Higuain ha cambiato pelle ed è un leader.

La dimostrazione di una simile maturazione totale la si è avuta per gli interi novanta minuti della gara contro il Milan. Una prestazione a tutto campo e di dedizione assoluta a vantaggio della squadra e non soltanto delle sue ambizioni legittime ma personali. Un impegno costante oltre la ricerca dei gol, che pure sono arrivati, nel proporsi “al servizio” con atteggiamenti agonistici da giocatore e da compagno persino umile e completo. In una parola, appunto, leader.

Personalmente il Pipita mi ha fatto tornare in mente Gianluca Vialli alla sua “ultima edizione” proprio nella Juventus. Lui che, insieme con Mancini nella Samp a fare il Dybala, era l’indiscusso e indiscutibile uomo del gol anche impossibile visse il finale della sua carriera come “la mente”oltreché la forza della vincente squadra bianconera. E proprio Vialli ancora oggi, nei suoi puntuali commenti televisivi, spiega come e perché avvenne quella metamorfosi fondamentale per la costruzione di una leggenda: "A un certo punto ho capito che il gol non era tutto per me, ma soltanto la conseguenza di ciò che fai per ottenerlo. Andavo in campo senza preoccuparmi se avrei segnato oppure no. L’importante era fare in modo che la mia squadra vincesse  e io agivo anche tatticamente per fare in modo che accadesse. Il gol, poi, veniva in maniera naturale. E se non arrivava, pazienza.”

Così parlava e parla Gianluca Vialli. Così è arrivato a pensare Higuain che non è più soltanto il Pipita dal gol facile e obbligatorio.