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Con 6 mesi di ritardo, Higuain si ricongiunge a Sarri. Sarebbe dovuto accadere già a luglio scorso, ma il Chelsea non ne volle sapere di sborsare 60 pippi per il Pipita e l’argentino venne dirottato in fretta e furia – e con lo sconto - al Milan, dove prima venne presentato in pompa magna in piazza Duomo come un novello Imperatore e poi è stato scaricato anzi tempo, fregandosene bellamente di quanto concordato in estate con la Juventus (ma di questo e dell’inaffidabilità di Leonardo, per la gioia dei tanti milanisti che vengono a sbirciare su IlBiancoNero.com, ne parlerò più diffusamente domani, con un video).

Concentriamoci sullo sbarco di Gonzalo a Stamford Bridge, prima scelta dell’argentino fin dal momento in cui realizzò che alla Juventus non lo volevano più. Non, come ha scritto qualcuno, per finanziare l’acquisto di Ronaldo, ma perché alla Juve hanno valutato insoddisfacente il suo rendimento a fronte dei 90 milioni spesi per portarlo via dal Napoli. Da qui il mandato all’ex DG/AD Marotta di piazzarlo sul mercato, evitando pesanti minusvalenze sul bilancio.

Marotta ci provò, ma di fronte al no dei Blues alle richieste bianconere, mise in piedi una trattativa papocchio col Milan, vantaggiosa solo per il club rossonero. Prima di tutto, sulla cifra: 54 milioni anziché i 60 iniziali. Poi le condizioni di pagamento: 18 milioni per una stagione in prestito, 36 a saldo ma senza l’obbligo di riscatto. Con in aggiunta pure Caldara, praticamente scambiato con Bonucci, per il quale il Milan non aveva ancora finito di pagare le rate. Molti juventini inorridirono per quell’affare no-sense, ed avevano ragione. E pure in società si domandarono quale fosse la ratio di quell’intreccio di giocatori.

Semplice: un favore al Milan, what elseClub con il quale Marotta sperava forse di accasarsi, prima che la proprietà americana optasse per Gadzidis come nuovo AD e lui non trovasse una nuova collocazione all’Inter.

E’ stata talmente pensata male, e poi realizzata peggio, quella trattativa Higuain/Milan che la Juve, ora, potrebbe anche finire per rimetterci un bel po’ di soldi, soprattutto se Gonzalo flopperà pure al Chelsea. Le condizioni per il riscatto poste da Abramovich sono capestro: terzo posto in Premier League (quando alla squadra di Sarri basterebbe l’attuale 4° posizione per tornare in Champions la prossima stagione) e conquista dell’Europa League (dove il Chelsea è tra i favoriti, ma non l’unica o la principale). In caso di mancato raggiungimento di questi obiettivi – oltre a presenze e gol – il giocatore torna a Torino, con in cassa appena 18 milioni, a fronte dei 54 concordati. E tutto questo per un accordo fatto in fretta e furia l’estate scorsa col Milan e privo di paracadute.

Un lascito di Marotta. Che ora, con la scorta di appunti raccolti nel corso del settennato bianconero insieme a Paratici, sta pure puntando tanti giocatori su cui si era già mosso per conto della Juventus. Godin, Tonali, Barella, tanto per citare solo alcuni degli obiettivi di mercato ora nel mirino dell’Inter. Per dirla alla Nedved: “Lui è un professionista,ma forse non è mai stato juventino”. Non come tifoso, ma nel senso dell’appartenenza.

Anche l’assurdo affare Higuain la dice lunga.