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La sensazione è quella della calma prima di una grossa tempesta. Come quando due eserciti si schierano l’uno di fronte all’altro prima dell’imminente guerra. È questa l’atmosfera che fa da sfondo al rapporto tra la Juventus e Higuain, che non ha intenzione, almeno per il momento, di far rientro a Torino dalla sua Argentina. La madre malata, la paura del coronavirus e la marginalità nel futuro bianconero, questi i motivi che stanno frenando il Pipita, che per quanto leciti e personali possano essere vanno in contrasto con i rientri programmati dei suoi compagni di squadra. Nonostante una situazione di tensione, la calma è data dal fatto che la società non ha ancora comunicato una data ufficiale di rientro, per questo la posizione di Higuain è quasi tollerata da un punto di vista prettamente formale. Inoltre, un rientro in ritardo rispetto ai compagni non sarebbe un dramma: l’attaccante argentino può essere disponibile per la ripresa degli allenamenti in poco tempo, dato che la quarantena di 14 giorni, prassi per chi rientra dall’estero, può essere ristretta a una settimana con il metodo del doppio tampone negativo. Una calma fittizia che può favorire la posizione di Higuain.

PUNGO DI FERRO HIGUAIN, MA… - Stando a quanto riporta il Corriere di Torino, l’imposizione dell’ex Napoli è mirata a battere i pugni sul tavolo per la questione rinnovo: lui non vuole un ritocco, alla Juve potrebbe tornare invece comodo spalmare il suo stipendio e rivalutarlo in ottica cessione ma le soluzioni gradite al calciatore sono poche e non in grado di garantire quei 18 milioni di incasso per evitare una minusvalenza: River Plate o Los Angeles Galaxy. La società cerca un nuovo attaccante e sta lavorando su più fronti per dare un nome alla maglia numero 9: in primis c’è Icardi, poi Gabriel Jesus fino ad arrivare alla pista sottotraccia Milik e al sogno Kane. E se la Juve non volesse ascoltare le richieste dell’entourage del giocatore, gli intimasse di tornare e lui rifiutasse perché sentitosi scaricato? A quel punto si scatenerebbe la tempesta, nociva per entrambe le parti.

VUOTO IN ATTACCO - Tuttosport fa il punto il punto di questo scenario. Oltre alla possibile causa legale, Higuain ne uscirebbe danneggiato economicamente, vedendo svanire i 7,5 milioni di euro di ingaggio rimanenti (contratto in scadenza nel 2021) più la parte congelata dal taglio degli stipendi. La rescissione lo avvicinerebbe alle soluzioni gradite River Plate e Los Angeles Galaxy, squadre in cui dovrà accettare un ingaggio al ribasso ma una buoniscita da parte della Juve. La Juve, invece, vedrebbe depauperato il suo patrimonio tecnico. Il Pipita è l’unica punta di ruolo e dà diverse soluzioni a Sarri: con Dybala in campo si è vista una squadra spumeggiante, ma poco presente negli ultimi 15-20 metri. Con l’altro argentino in campo questo problema viene ovviato. In più, fattore di primaria importanza, se il campionato riprenderà si giocherà con molta frequenza, spesso e volentieri una volta ogni tre giorni, e a quel punto i cambi saranno preziosissimi. Numeri alla mano, l’assenza di Higuain sarà difficilmente colmabile: gli altri esterni d’attacco non sono così affini al gol, il centrocampo ha mostrato vena realizzativa sono nelle ultimissime partite pre-coronavirus, e in Primavera e Under 23 non c’è il Moise Kean degli anni scorsi. Per ora sono tutte valutazioni a fatte priori, ma la calma è fragile e la tempesta alle porte, anche se nessuno, Higuain, Sarri e Juve, la vuole.