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Gianluigi Buffon ha rilasciato una lunga intervista al canale YouTube BSMT, in cui si è raccontato a 360 gradi. Ecco alcuni estratti delle sue dichiarazioni.

ARRIVO ALLA JUVE - "Era come andare su Marte, un mondo completamente diversa, un'esposizione diversa perché poi i tifosi della Juve sono in tutto il Mondo e in tutta Italia. Ero un po' frastornato, poi per me lasciare Parma non è stato facile... Poi era troppo forte l'ambizione, la voglia di mettere in mostra nei palcoscenici internazionali il mio valore, però i primi mesi non furono facili. Fui pagato una cifra esorbitante, le aspettative erano altissime. Chi mi aveva voluto? Secondo me Ancelotti, ma intanto si iniziava a vociferare che sarebbe tornato Lippi. Ci fu una chiacchierata a Viareggio, fu carinissimo. Ecco, qui si vede lo spessore delle persone".

RICORDI CON LIPPI - "Sì ricordi indelebili, grandissime vittorie, grandi delusioni, però ho avuto a che fare con un uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti, ma ci capivamo alla perfezione".

RITORNO AL PARMA - "La scelta di cui vado più orgoglioso, a 43 anni avrei potuto fermarmi o chiudere alla Juve però alla fine l'indole viene fuori, avevo fatto due anni di panchina e volevo chiudere a mio modo, sentirmi protagonista perché sapevo che avrei potuto ancora esserlo. Mi arrivarono chiamate anche per giocare la Champions League, poi è arrivato il Parma e pensandoci ho detto: 'Questa alla fine è la cosa più bella che io possa fare, a Parma ho avuto un sacco di soddisfazioni, era bello riabbracciare la gente. Anche se non è andata come volevo, perché non siamo tornati in Serie A, mi sono regalato due anni splendidi. Arabia? Mi è arrivata una proposta quando avevo deciso di smettere. Ma ci sono altre priorità, per me smettere di giocare era smettere di farlo a Parma, altrimenti non avrei avuto lo stesso rispetto per me stesso".

SERIE B - "Alla fine viene fuori chi sei. Io nei momenti di difficoltà non mi sono mai girato dall'altra parte, ed era anche un'opportunità per dimostrare che si può giocare anche per altri valori. Lo rifarei 100 volte, anche se mi è costato alcune cose a livello di carriera. Per me è stato molto semplice, sono andato in sede dopo il Mondiale e c'era quasi aria di dismissione: secondo me non si aspettavano da me una risposta simile, poi si è ripartiti".

EMOZIONI - "Il primo scudetto, inaspettato, a Udine. E poi l'anno di Conte, una cavalcata, una magia, lo scudetto della caparbietà e della tenacia. Conte? Come un elettroshock, è arrivato e con il suo piglio da leader, da uomo carismatico, ci ha scosso e ci ha insegnato un discorso di gioco: è stato bravissimo nel convincerci con le sue proposte di gioco. E non è che avesse esperienza, poteva essere un punto interrogativo. Noi arrivavamo dopo i settimi posti, ma io ho detto subito che saremmo arrivati tra i primi due. Il Milan era talmente più forte di noi, ma certe cose le riconosci subito".

DALLA JUVE AL PSG - "Sono stato il capitano della Juve per tanti anni, conoscevo a menadito determinate dinamiche e non volevo che la mia presenza interrompesse la fluidità di un percorso. Avevo deciso a inizio anno che avrei smesso, poi non siamo andati al Mondiale ma continuavo a performare bene e non volevo chiudere così. Mi sono incontrato con la dirigenza a gennaio, sentivo che non era la cosa giusta continuare. Ho detto: 'Va bene così, non creiamo situazioni forzate'. Avevo già organizzato la mia vita post calcio, poi nel giro di un mese è arrivata la chiamata al PSG: è stata un'esperienza eccezionale, mi sono sentito libero. Parigi ha un respiro internazionale, vivere una realtà così... Mi sono sentito bene, un cittadino del mondo. Mi hanno voluto tutti bene, mi hanno dato tanto. Alla Juve pensavo fossimo campioni del mondo, poi lì ho visto tutti quei giocatori insieme, Mbappè, Verratti, Thiago Silva... Con loro a Torino avremmo vinto quattro Champions League, poi ovviamente ci sono pro e contro in tutto".

CASO SCOMMESSE - "Non l'ho fatto vedere ma per me è stato uno dei momenti in cui mi sono sentito più offeso nella mia vita, nel mio orgoglio. Ora è accaduto a questi ragazzi, sono usciti 100 nomi ma obiettivamente gli squalificati sono stati due (Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, ndr.). Tutti gli altri se li ricordano tutti ma nessuno ha chiesto scusa o quant'altro. In Italia diventano tutti bacchettoni, ma io non le condanno quelle dinamiche: non trovo niente di male se uno ogni tanto si prende un gratta & vinci per sognare di diventare un re. La ludopatia dipende da quanto tempo dedichi a certe cose, non da quanto spendi...".

 
Appuntamento con OR nel consueto post partita de IlBianconero.com: alle ore 22.55, l'analisi di Juventus-Udinese con Antonio Romano e Marcello Chirico. Dall'Allianz Stadium, Cristiano Corbo.