commenta
Sono bastati ‘due anticipi’ di Federico Gatti contro la nazionale più sterile del Gruppo 3 della Nations League, ovvero l’Inghilterra, per farci rispolverare la buona e vecchia retorica del self-made man. L’uomo che si è fatto da solo, che viene dal basso, che faceva il muratore di giorno e si allenava nel fango la sera, al freddo e al gelo. Che poi è ancora giovane tra l’altro, è un classe ‘98, non stiamo mica parlando di Ciccio Caputo che è arrivato in Serie A trentaduenne. Sicché, volendo esagerare, potremmo sommare la retorica del self-made man con quell’altra, quella sui ‘giovani che devono giocare’. Se poi Gatti fosse anche il nuovo Chiellini, come vien detto e ripetuto ‘perché è un marcatore puro’, sarebbe proprio il massimo. Speriamo che il campionato torni presto, perché ormai non vediamo l’ora di vederlo in bianconero, anche solo per testarlo sul serio. Da riserva di Bonucci, si intende. Già, perché quando si accosta Gatti a Chiello, lo si fa senza tener conto di una prima differenza fondamentale: Federico non è mancino. Tolto dunque di mezzo questo scomodo paragone, e pur riconoscendo le sue doti e la positività del suo debutto in azzurro, ho cercato di analizzare la sua prima prestazione ad alti livelli col solito approccio, senza lasciarmi influenzare da facili entusiasmi. A mente fredda, del resto, i difetti si notano anche meglio, specie se l’analisi riguarda un difensore dopo un clean sheet. La partita di Gatti contro l’Inghilterra è stata infatti caratterizzata da due sliding doors decisivi, momenti che potevano addirittura ribaltare il giudizio sul suo esordio… Ve ne siete accorti?