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Giuseppe Furino non ci sta. Bandiera della Juve passata con 534 partite in bianconero, ha parlato in un'intervista a Repubblica commentando la divisa 2019/20, che per la prima volta sarà senza le strisce: "Mi chiedo cosa inventeranno la prossima volta. Marketing? Oh, la conosco benissimo, non vivo mica nella caverna. Oggi va così. Ci sono regole commerciali, bisogna vendere ogni anno una nuova divisa anzi tre: prima, seconda e terza maglia. Noi ne avevamo una sola, classica, più quella blu Savoia da trasferta. Una per il caldo e una per il freddo. E se si bucavano le rattoppavamo. Preferivo quando i creativi avevano il numero 10, non la matita. La maglia è come la bandiera, è un segno di riconoscimento, un simbolo identitario. Come quella dei fantini? L’importante è che la indossino dei purosangue, nella storia bianconera è sempre stato così. È l’evoluzione della specie, però non mi garba tanto. Spero solo, da juventino, che la nuova maglia ci dia tante soddisfazioni, alla fine conta quello". 

VECCHIA MAGLIA - "La nostra maglia era un classico: come Guerra e Pace, come i Karamazov? Era bellissima. Intanto il tessuto: avevano fabbricato una macchina speciale per tessere le righe in verticale. Lo scudetto e la stella erano di stoffa, cuciti in rilievo. Io ho conosciuto la donna che imbastiva gli scudetti uno a uno, era una signora di una certa età. Le righe? Meglio strette che larghe, oggi invece si esagera tutto. Il collo? A V, elegantissimo. Il calzoncino era ovviamente bianco, la tinta dominante sul verde del prato, e la maglia di Dino nera oppure grigia. Nere pure le scarpette. Lo “stile Juve” era anche qualcosa da indossare? Io penso di sì. E una volta che l’avevi infilata, quella maglia fantastica faceva di te uno juventino. Un privilegiato, un vincitore. Un guerriero".